A Codevilla, io c’ero! (3)

Torino, una settimana prima del concerto.

“A che ora facciamo, Pautax?” “A che ora è il concerto?” “Alle 23…ma forse ci troviamo una mezz’oretta prima con gli altri del blog” “Allora direi che vi passo a prendere alle otto” “Ma la «Via Michelin» sostiene non ci si impieghi più di un ora e mezza!” “Melius abundare quam deficere.” “Il solito esagerato!”

Slacciati

Cap.1 – Del viaggio a Codevilla
ovvero: Pautax ha sempre ragione

Partiamo alle 20:10: traffico intenso… tutto sommato bene fino a Voghera: un’ora e tre quarti, un tempo quasi dignitoso. Poi un delirio di rotonde e cartelli ambigui, auto che procedono dubbiose come la nostra nelle brume della brughiera vogherese (vogherese?ma si dice così?)… disperati, aggirandoci nel parcheggio del Multi Sala Medusa chiediamo a un giovanotto – forse figlio della proverbiale Casalinga -, il quale ci indica la Via :“…e poi, quando nel Buio vedrete la Luce (rosa), siete arrivati al Thunder Road”. Arriviamo all’alba delle 22 e 30. Prima di ottenere un lascia passare da parte di un parcheggiatore dalla muscolatura non propriamente rassicurante (a meno di non averlo come guardia del corpo…), individuiamo un gruppetto di individui manifestamente “Slacciati”: previo squillo di verifica ci appropinquiamo verso i nostri simili.

Cap.2 – Meeting Slacciato

Ci si presenta, si fraternizza: siamo arrivati un po’ dai quattro angoli del nordovest. Esce a salutarci il simpatico Andrea Rosatelli, che va a chiamare Simone: ecco apparire il Nostro, in un elegante completo marrone, quasi stupito di trovarci lì ad aspettarlo. Gentilissimo: stringe la mano a tutti, facciamo quattro chiacchere; poi deve rientrare.

E noi siamo sempre più incuriositi.

Penetriamo nelle viscere del Thunder Road, un enorme capannone in mezzo ai campi (purtroppo appena concimati…). Visto che è un locale-discoteca-bar-paninoteca-pizzeria (se ho dimenticato qualche attributo siete pregati di segnalarlo), ne approfittiamo; chi mangia , chi beve: ci scappa un “Brindisi slacciato”!… All’ora del concerto, ci avviciniamo al palco, presidiato da un inferriata per contenere evidentemente “l’Impeto della Folla”: pochi ma buoni, armatici di seggiole e sgabelli (ma c’è chi ha preferito il pavimento, mettendo a rischio la salute sua e dei suoi vestiti) ci stringiamo attorno al palco creando un’atmosfera da lezione di catechismo (che ha fatto da sfondo perfetto a “Bastonaci” e “La bugia più grande della storia” :P). Ad un certo punto, fattasi silenziosa la sala, arrivano “Gli Scariolanti”.

Cap.3 – Che spettacolo!

Beh, che dire…Magnifico. Oltre ogni aspettativa. Un melange perfetto ed equilibrato di monologhi e musica…di divertimento sfrenato (si è riso, si è riso tanto: basti citare il “ballo di gruppo” su Ombrelloni…e chi ha orecchie per intendere intenda :p ) e momenti toccanti. Simone ha la rara capacità far sue le cose e trasfigurarle: accanto alle sue canzoni, che sorprendono sempre per l’incredibile varietà (e devo dire che ha cantato le mie preferite :p), ci ha emozionato con un omaggio al signor G, eseguendo una dolcissima versione di “Non insegnate ai bambini” ed ha reso ancora più poetico e vero il De Gregori de “I matti”. Poi Endrigo, dell’opera del quale confesso la pressoché completa ignoranza – non sapevo neppure dell’esistenza di “Via Broletto 34”- e che tramite Simone mi stupisce ogni volta di più. Lo stesso Simone mi stupisce ogni volta di più. Istrionico, irriverente a tratti, a tratti malinconico: raffinatissimo creatore di emozioni palpabili che, nascendo sommesse come una nebbia sul far della notte, finiscono col permearti tutto, entrandoti nelle ossa.

Vero divertimento, vera emozione, vera partecipazione. E non dimentichiamo gli eccezionali Olen Cesari, Davide Aru, Andrea Rosatelli, che partecipano della sua genialità favorendone l’espressione nella maniera più efficace.

Cap.4 – Post Concerto e conclusione

Allontanatisi gli Scariolanti, rimane una gran voglia di esprimere la propria ammirazione in prima persona, ma circostanze avverse (leggi: automedonte provato dal lungo viaggio e dall’ora tarda e sorellina in procinto di essere interrogata di greco da lì a sei ore che scalpitano) tramano contro di me. Raccomandando agli slacciati compagni di ventura di trasmettere a Simone e a tutti i suoi i miei complimenti più sinceri mi allontano a malincuore… ma mi richiamano indietro: Simone è uscito dai camerini! Torno a salutarlo: e conferma essere una persona squisita, VERA, senza arie di superiorità (nonostante possa permettersele :P). Gli esprimo il mio entusiasmo e la mia stima e scappo, prima che Pautax decida di trasformare l’auto in una zucca per ripicca.

Torniamo a casa col sorriso.
Che dire? Ne è valsa davvero la pena.

Francesca Glau

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