Legato a te, pa’

privataMente
Quando i medici hanno diagnosticato a mio padre un male incurabile mi sono sentito triste, perso, fragile, arrabbiato con il mondo intero e terribilmente impotente. E se gli amici più cari mi sono stati vicino (Simone tra loro, e ringrazio ancora una volta lui per tutti), io ho cercato di darmi forza e di dare coraggio a mio padre, ogni giorno sempre più debole, sempre più silenzioso, sempre più assente. In realtà, in quei giorni è sempre stato lui a dare coraggio a me, e non il contrario. Era fatto così, quasi gli dispiacesse solo per me se lui stava male…

Ecco, in questo spazio nel quale ho apertamente deciso di non nascondere almeno parte delle mie emozioni e del mio privato, confesso che in quelle lunghe, interminabili ed angosciose settimane ho pensato spesso a quella canzone ideata e scritta con Simone. Ho pensato a quanto ero convinto di quello che avevo pensato e scritto, e a quanto ero certo che esistesse un limite non valicabile per conservare dignità ad una vita, anche fosse stata quella di mio padre, verso il quale il mio affetto era ed è smisurato. Non ho cambiato idea.

Confesso però che fino all’ultimo ho cercato di incoraggiarlo, cercando di dargli affetto e soprattutto una speranza di guarigione che nulla di concreto, purtroppo, aveva. Poi, in un pomeriggio di mille baci e abbracci mi sono avvicinato al suo orecchio e senza riuscire a trattenere il pianto gli ho sussurrato: “hai sofferto già troppo pa’, non avere paura, lasciati andare… ti voglio bene…”.

Ecco pa’, oggi mi piace immaginarti così:
felicemente libero, ovunque tu ora sia.

[Massimo, figlio di Enzo]

Il mio corpo è una fragile foglia,
che nascondo qui sotto le lenzuola,
e mi resta ben poco da dire
vorrei essere libero di finire

[da: Legato a te]

PS – Chiedo venia se queste mie parole possono sembrare un po’ “fuori tema” rispetto al contesto proprio di questo blog dedicato a Simone, ma ho sentito la necessità di scriverle qui senza alcun calcolo di opportunità. Vogliono essere solo un ponte immaginario tra me e mio padre, ma anche, perché no, tra le diverse emozioni e sentimenti che riempono la vita di ognuno di noi. Senza lacci, appunto. Grazie della comprensione.

  • Non sono affatto fuori luogo, queste parole, Max. Secondo me è bellissimo che tu ti stia aprendo in qualche modo nel blog, perchè essere senza lacci dovrebbe anche significare condividere le proprie emozioni e liberarle…per come la penso io, anche se può sembrare una frase fatta, parlare è il primo passo per superare, o almeno rendere accettabile, un dolore. Un abbraccio.

  • grazie Max, per aver trovato “le parole per dirlo”, non sai quanto mi sia di aiuto nell’accettazione del dolore passato e presente.
    Ti voglio bene.

  • Max grazie a te per condividere con noi tutto questo ‘senza lacci’..ti abbraccio forte..e spero un giorno di conoscerti per farlo dal vivo

  • Caro Max… le tue parole sono talmente essenziali e ricche che qualsiasi aggiunta sarebbe pleonasticamente invadente. Perciò, solo un altro abbraccio.

  • Grazie Max…queste tue parole mi fanno sentire sempre di più parte di una bella e grande famiglia!Un abbraccio anche da parte mia!

  • Il ringraziamento va a te per aver condiviso…una cosa a volte molto difficile da fare.
    Non è semplice scoprirsi….mettersi a nudo e mostrare i propri sentimenti.
    Ma la purezza di questi tuoi sentimenti sono, come sempre, un tuo dono..fonte di forza e vita…..almeno per me!!
    Un affettuoso saluto a Enzo e un forte abbraccio a suo figlio…

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