Stasera, a Genova: “la voce dei Matti”

Uno spettacolo spiazzante, divertente e provocatorio, con una direzione obbligata: quella di far riflettere. Il tema del disagio mentale, della vita manicomiale, è affrontato attraverso le voci di una galleria di personaggi che mettono continuamente in comunicazione una sensibilità esasperata, acutissima, con lo sguardo dello spettatore. Il «vero» Centro di Igiene Mentale è il Mondo che comincia «oltre quella ringhiera verde scuro» del S. Eugenio: i «veri» matti sono gli altri (noi?), la vera follia è da ricercarsi nelle manifestazioni della nostra celebrata e labile «normalità».

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A metà tra narrazione e canto, con momenti estremamenti duri ed altri più leggeri, CIM è composto da monologhi scritti da Simone, e brani in tema, come I matti di De Gregori o Via Broletto 34 di Sergio Endrigo. Che esperienza è stata per te lavorare con i pazienti? «Molto positiva, sotto tutti i punti di vista». Ci racconta due aneddoti significativi sul tipo di persone che si poteva incontrare in manicomio qualche anno fa.

«Uno al Centro di Roma lo chiavano “Il Professore” perché sapeva tutta, e quando dico tutta intendo dalla prima all’ultima parola, la Divina Commedia. Io non ho mai incontrato una persona che avesse così tanta memoria nel proprio hard disk. A volte, la follia coincide con qualità fuori dal comune. A Firenze, invece, una signora voleva farmi sentire la propria voce registrata mentre cantava. Ma il nastro girava a vuoto». Da questo episodio Simone ha preso spunto per raccontare le vite di questi personaggi: «per dare loro la voce che non hanno».

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  • oggi 22 marzo ho finito di leggere il tuo libro.
    ho 44 anni, sono l’ultima di sette figli di una mamma schizofrenica morta suicida nel 1975. non puoi immaginare cosa il tuo libro ha suscitato nella mia anima… più di quanto abbia fatto in 2 anni di sedute dallo psicologo.
    tu mi hai fatto far pace col mio passato infelice di bambina confusa che veniva a giorni alterni maltrattata o coccolata da una madre instabile.
    ora capisco cos’ha dovuto passare mia madre durante i suoi ricoveri al manicomio di Palermo, ora comprendo tante cose.
    A mia volta sono madre di 2 ragazzi affetti da sindrome di Asperger, ma grazie al fatto di aver studiato posso lottare per il loro inserimento sociale, anche se io stessa ho vissuto 18 anni in un istituto per ciechi e so cos’è la diversità.
    VOGLIO RICORDARE LA MIA MAMMA, ROSALIA DETTA SULUZZA, DAGLI OCCHI DI CIELO E DALLA VOCE DI USIGNOLO. NATA NEL 1921 MORTA PER AVER RINUNCIATO AL TROPPO SOFFRIRE IL 28 AGOSTO 1975

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