Nonno Bianco, reduce di Arbusov.

L’incontro con nonno Bianco Bindi, reduce di Russia, che racconta la sua esperienza nella “Valle della Morte” ad Arbusov.

Simone contraccambia con le parole de Li Romani In Russia dedicate a quella battaglia: nonno Bianco, che diffonde le sue lucide memorie da un BLOG, lo sollecita a continuare a diffondere sempre più il suo spettacolo ed il suo libro, affinché i giovani e le nuove generazioni apprendano e, soprattutto, non dimentichino.

  • Grandi emozioni il giorno 11/03 con “Nonno Bianco”
    Il giorno 11/03 in occasione della data di Terranuova Bracciolini de “Li Romani in Russia”, Simone ed io abbiamo fatto visita ad un reduce della Campagna di Russia.
    Bianco Bindi di 93 anni ci accoglie con soddisfazione nella sua casa; è anziano solo di età, i suoi 93 anni non li dimostra affatto.
    Lucido e trasparente, come un vetro appena pulito inizia a farci vedere un po’ di foto e piano piano comincia a raccontare la sua esperienza in Russia.
    Si commuove quando ricorda i suoi compagni, visti morire piano piano, congelati fino alle ossa e non accetta il fatto di non aver potuto fare niente per salvare i suoi amici.
    Lui, si considera un miracolato, essendo scampato alla morte per ben tre volte.
    Difficilmente possiamo immaginare quello che questo piccolo grande uomo ha dovuto subire e vedere.
    Ribadisce con fermezza che quella era la legge e che lui come tutti i suoi compagni, non ha fatto altro che rispettarla.
    Divertente il momento in cui si è cimentato in una canzone russa che le donne dei villaggi cantavano quando vedevano i soldati italiani.
    Bianco Bindi parla molto bene della popolazione Ucraina, che vedeva i soldati Italiani come Liberatori.
    A tal proposito racconta che gli Ucraini li accoglievano nelle loro case, li facevano dormire insieme ai loro figli.
    Ancora ringrazia questo popolo che ha salvato tantissimi italiani.
    Il momento piu’ commovente, al quale ho avuto difficoltà a trattenere le lacrime è stato quando ha raccontato della valle della morte. Chi ha visto Li Romani in Russia, sa a cosa mi riferisco.
    Dopo questo racconto, Simone gli ha voluto dedicare recitandolo il capitolo della Valle della Morte, che combaciava in maniera impressionante con quanto aveva raccontato Bianco.
    L’unica differenza stava nel fatto che il racconto di Simone era in romanesco, mentre quello di Bianco in toscano.
    Inutile dire che la commozione è stata tantissima, sia da parte di Simone che mia.
    Bianco non ama essere definito un eroe, non vuole proprio, vuole solo essere ricordato come una persona che ha compiuto il suo dovere, rispettoso delle leggi, che purtroppo vigevano in quel periodo.
    Prima di andare Bianco ha rivolto un appello a Simone affinchè divulghi sempre piu’, ma soprattutto ai giovani quello che lui, come tantissimi altri Italiani hanno dovuto subire.
    Ricordare per non dover piu’ subire.
    Le ultime sue parole, prima di congedarci, sono rivolte ai i suoi compagni che non ce l’hanno fatta e si arrabbia quando, ricordando che dopo guerra, nei campi dove c’erano le croci con appese le piastrine degli italiani morti, i Russi le hanno tolte per coltivarci i girasoli. Quello che abbiamo sentito oggi vale molto di piu’ che cento libri di storia, grazie a Bianco Bindi.
    Mauro

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