Generazione di fantasmi

senza lacci (alla Rufus)

Per una volta scrivo non solo da amico di Simone, ma in quanto coautore della canzone “Laureata Precaria“. Conosco molto bene (e da vicino) quella fantastica “generazione di fantasmi” risultato di una politica che, al di là dalla colorazione politica, ha continuamente utilizzato lo sterile, petulante ed ipocrita slogan-tormentone: “dobbiamo occuparci della scuola, della cultura, della ricerca, dei giovani!“. Il risultato ultimo è sotto gli occhi di tutti, tanto da convincermi che l’unica politica realmente a favore dei “giovani” sia quella che la politica non se occupi affatto.

Meritocrazia? Non pervenuta. Competitività? Assente. Raccomandazioni? Ironia della sorte (sorte?), da qualche anno ci fanno sopra persino una trasmissione tv, su RaiUno, tanto per convincere tutti che è meglio rassegnarsi ad un destino inevitabile. Ed invece no: qui non ci si rassegna e non si è nemmeno ricattabili con premi milionari per concorrenti il cui massimo sforzo intellettuale consiste nel decidere se è meglio mantenere il pacco X o cambiarlo con il pacco Y, oppure quello di mostrare le chiappe (però, che coraggio, che geni, che… CULtura!) in diretta 24 ore su 24 su questo o quest’altro canale satellitare in perfetto Usa (e getta) style.

Siccome poi il caso è pur sempre esso stesso solo una questione di non sempre casuali coincidenze, mi sono ritrovato a ripercorrere una serie di segnalazioni (links) che mi hanno infine portato ad una puntata di Anno Zero ed in particolare ad un video realizzato per “Generazione Zero“. Senza entrare nel merito del perché il caso… non sia poi così casuale, la descrizione sintetica della realtà fatta da questa laureata/ricercatrice precaria è semplicemente perfetta.

Da parte mia, posso dire che ho conosciuto Marianna (32 anni) che per mantenere il posto di lavoro (precario, ovvio) doveva accettare che il suo lavoro di consulenza pluriennale risultasse come semplice “prestazione occasionale” evitando così all’azienda in questione di doverla assumere a tempo indeterminato; oppure Francesca (40 anni), che doveva lavorare anche il sabato e la domenica (e senza che gli fossero pagati gli straordinari) per evitare di essere sostituita da chi avrebbe accettato volentieri queste “condizioni” pur di essere assunta al suo prestigioso posto; o Veronica (25 anni) che alla fine si è detta disposta a tutto pur di ottenere quel minimo di certezza e di stabilità lavorativa capace di consentirle di costruirsi un futuro degno di tale nome. Che poi Marianna, Francesca e Veronica fossero tutte laureate a pieni voti (anche con lode) a nessuno pareva importasse un granché.

Ed è per questo che continuo a ribadire un concetto solo apparentemente paradossale e certamente polemico: politici tutti, fateci un favore personale, smettetela di occuparvi dei “giovani”, ché avete già fatto abbastanza per loro. E di cosa siete stati capaci di fare lo vediamo tutti molto bene. Anche troppo bene, in verità. Grazie.

[Max]

  • Perchè è così in Italia? Tutti sanno che è così, dai telegiornali, dai media tutto questo viene ignorato, saltato, e vanno in onda appunto trasmissioni dove la gente vince tanti soldi con zero fatica, trasmissioni che parlano di tutto: da come fare la spesa, a come cucinare, di salute, di libri, quiz, barzellette… come se ignorando i problemi questi sparissero. C’è una grande manovra per far addormentare (avrei voluto usare un’altra parola…) la gente spostando l’attenzione su altre cose… Ma io mi chiedo: ok, non ci dobbiamo rassegnare e dobbiamo stare svegli. E per cambiare le cose? cosa possiamo fare Max? a chi lo si deve dire che noi non ci stiamo? A volte vedo davanti tanti mulini a vento e ho i mente la figura di don Chisciotte!

  • …quanta verità in queste parole…qualcuno dice che siamo “la generazione senza vento”…ha ragione…non abbiamo più neanche stimoli per lottare perchè sarebbe come far piovere sul bagnato!!E così,o si scende a compromessi…o “l’unica cosa da fare è andare via dall’Italia!!”…ma quanto è giusto??è giusto voltare le spalle al proprio paese??è giusto che debbano toglierci in tutti i modi possibili e immaginabili il diritto allo studio e poi ad un lavoro dignitoso??Ai posteri l’ardua sentenza…nel frattempo noi sgomitiamo…arranchiamo…

  • Sottoscrivo la tua riflessione. E mi accodo alla casistica deprimente: precario da 6 anni in un ente pubblico! 🙁

  • Si possono fare tante, tantissime cose. Piccole e grandi. Per esempio si può incominciare dal prendere consapevolezza che, appunto, non è vero che non si può fare niente, anzi. Non è facile, certo, ma è possibile.

    La prima cosa che mi viene da pensare (e non è un battuta) è che questi “fantasmi” riprendano il loro ruolo di fare paura (in senso democratico, non violento e pacifico, intendiamoci) invece di subire ed apparire intimoriti dall’assurdo contesto lavorativo nel quale li si vuole mantenere.

    La seconda cosa che penso è che non basta dire basta. O meglio: troppe volte lo si dice ciclicamente, mentre la parola “basta” ha senso solo se si dice una volta sola. E poi basta. Tradotto: si deve pagare un prezzo per non accettare qualsiasi condizione, qualsiasi modello deviato di società e di sotto-cultura? Bene, io sono disposto a pagarlo piuttosto che conformarmi ad un sistema che rende insoddisfatti e frustrati tutti, persino chi riesce a scalarne le “vette”. E voi, preferite invece inseguire l’ultimo cellulare di moda od il nuovo strabiliante modello automobilistico? Ah beh, allora…

    Come vedi, Chiara, qualcosa si può fare. Sempre e da subito. Basta volerlo. Ma davvero e pagandone il “prezzo”.

  • Amarissima, dolorosa e più che legittima riflessione, caro Max… grazie davvero per il tuo aiutarci a tenere sempre uno sguardo critico e ben fisso sulla realtà anche qui in questo mondo incredibile che è il Blog Senza Lacci.
    Cosa aggiungere ? Meritocrazia… quella che i professori universitari utilizzano a piene mani quando bollano con un bel, rigorosamente immeritato, trenta il figlio di papà svogliato, nullafacente, ma… di SANGUE studioso. Il quale si alza dalla sedia spavaldo e ti guarda con la faccia di chi sembra dirti “Io sì che ho capito come funziona, non tu”. O quella che il datore di lavoro considera come criterio quando premia il nuovo arrivato, rigorosamente grazie alle Sfere Alto ( di censo ) / Basse ( d’animo ) a scapito dell’imPiegato ( sulle sue carte ) che lavora da quarant’anni senza concedersi un giorno di malattia, ma che è troppo demodè, o forse semplicemente troppo onesto, per fare strada. O quella che sbatte, come hai scritto tu, un neolaureato in una condizione di prostrazione e di paura costante, cancellando tutti i progetti più solidi riguardanti il suo futuro a colpi di un potentissimo solvente che si chiama precariato.

    Ma sì, dai… che senso ha continuare a gridare nel deserto ? Molto meglio le scorciatoie… i compromessi… la strada dritta, il passaggio in macchina, il vuoto che segue ad una popolarità effimera come una folata di vento, ma che sembra dare un senso alla vita, anche se solo momentaneo. Facile essere portati a pensarlo.

    C’è chi crede che abdicare alla propria dignità sia l’unica soluzione. C’è chi prova ogni giorno a convincercene. Ma smettere di lottare significherebbe solo chiudere gli occhi e abbandonarsi al destino come una barca al vento. Rinunciare a qualsiasi pretesa di una vita, professionale e non, degna di questo nome. Che non deve essere un REGALO concessoci da chi “comanda”… ma semplicemente un nostro DIRITTO. Da gridare con tutta la voce che abbiamo in corpo. E con tutta la forza della nostra dignità.

  • Si, avere dei principi nella propria vita richiede un prezzo, spesso alto da pagare e a volte ce lo si sente rinfacciare… ne so qualcosa. Condivido appieno quello che dici Max e cerco di farlo nel mio piccolo, per fortuna vengo da una famiglia che non è ricca, ed è una cosa che i miei genitori ci han dato da mangiare assieme al pane.

  • …è una vita grama..è grama in generale,sia se si è studentesse sia se si è laureate,sia se si è madri di famiglia…mia madre ha 45 anni e da tre anni la sua fabbrica ha chiuso,fallimento dissero…quindi tutti a casa col ben servito,lei ci lavorava da vent’anni in quel posto…A 42 anni si ritrovava senza lavoro, con mio padre con lo stipendio altalenante,io e mio fratello liceali e incinta al nono mese…prospettiva di vita ristretta contando un mutuo sulle spalle,una famiglia da mantenere ed il bebè in arrivo…
    Sono passati tre anni,ha lavorato con contratti a tempo determinato che puntualmente non le venivano rinnovati perchè una proroga prevedeva la firma di un contratto indeterminato…
    Per riuscire ad avere il posto ha accettato di fare le notti nonostante mio fratellino,lavorava anche il week-end se glielo chiedevano e abbassava la testa quando le chiedevano di fermarsi oltre orario…RICOMPENSA PER IL LAVORO SVOLTO:”… e mi spiace Signora noi non assumiamo più a tempo indeterminato, però siamo stati lieti di averla avuta con noi”.
    Io mi sono sempre arrabbiata con lei quando la vedevo sottomessa,le dicevo “mamma non possono schiacciarti,non ne hanno il potere!”e invece sì perchè senza di loro non si campa e lei lo sa meglio di me,quindi quando c’erano le manifestazioni andavo per lei,per lei che era in fabbrica e non poteva scioperare per i suoi diritti perchè voleva un contratto che non le avrebbero mai dato…
    ..Ma cosa ce ne facciamo noi delle loro belle parole??Non ci paghiamo un mutuo,non ci paghiamo le tasse universitarie(anche per quelle ci vuole il mutuo tanto costano!!!),non ci facciamo la spesa…Quindi ora mi viene da chiedere…Ma di preciso…per chi stanno lavorando???????

  • oggi prima di andare a lezione le mie amiche mi hanno costretto a guardare 5 minuti di uomini e donne.. ed ero letteralmente schifata, tant’è che l ho anche detto.. Ho visto la distruzione del cervello umano.. Ho pensato alla gente che fa soldi buttando il cervello nel water e scaricando.. ma la cosa più impressionante, non è questa, ma è il fatto che reputano tutto ciò come fonte di felicità di benessere, di posizione sociale elevata.. Poi ho pensato a me.. che mi faccio 3 ore di treno al giorno, che studio un corso di economia che conta meno di nulla, se pensate che fa fatica a trovare lavoro un laureato in economia aziendale con la lode.. figuriamoci una laureata in economia dei mercati e dei sistemi turistici.. E mi è venuto in mente un discorso che ho fatto 4 sere fa con un mio amico.. Io ho lasciato il lavoro (stipendio di 740 euro al mese, lavoro full time) per dedicarmi allo studio dell’economia nell’ambito del turismo.. e questa laurea, per il mercato che c’è ora.. per il lavoro che c’è ora.. per i contratti, e tutto, è una laurea che non conta nulla, neanche se prendo la lode.. Per cui si.. politici cari, forse è il caso che non vi impegnate più.. Però in cambio vi do il mio giudizio, studentessa universitaria, si spera futura laureata precaria.. ma felice.. felice di aver approfondito un interesse.. il tornaconto almeno è mio personale.. spero che si capisca..

  • Ho un’idea, probabilmente è campata per aria, ma: con tutta la gente che ha bisogno (disagio mentale e non solo), con tutti i laureati precari che ci sono su questo blog e fuori perchè non facciamo una cooperativa sociale? Ci sarebero problemi sicuramente per il fatto che si è lontani…ma se ci fosse un nucleo di persone che abitano abbastanza vicine e qualcuno che sa da dove cominciare…

  • avevo pensato anch io ad una cosa del genere…….

  • non sarà sempice..sai “avere voce in capitolo” nn sn certa roba di qsto mondo..MA se si iniziasse a formare come dei club in ogni provincia e regione, tenendosi in ogni modo in contatto tra tutti..e cm primo passo discutere fare un resoconto e capire chi come può ascoltarci se si tratta di un problema..o trovare cmq sistemi x muoversi e smuvere queste paludi che sono le istituzioni. alla fine tentare e fare dà d più che star li a recriminare e aspettare:

  • Mio caro Max, in quanto diretta interessata questo post mi commuove e mi fa bene al cuore. Per fortuna il mio animo è altalenante e mutevole ed ai momenti di piena e consapevole umiliazione si alternano quelli di piena e consapevole dignità.

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