Il punto di vista…

Da un commento sul blog senza lacci:

Ciao Simone. Sono Antonio. Come il personaggio della tua canzone. Ieri, insieme al mio amico Teo (che ha la tua stessa capigliatura), ho avuto la mia “Giornata Simone Cristicchi”. La aspettavamo. Ero lì, alla Fnac della mia amata città: Torino. E dopo al Sermig, l’Arsenale della Pace, al tuo spettacolo.

Dopo la presentazione ho atteso per avere il tuo autografo (o “firma”, come troppo modestamente l’hai definito tu). Ma quello a cui più tenevo era esprimere quello che penso su quello che fai. Su cosa riesci a comunicare. Su “come” riesci a comunicare. Però mi sono bloccato; emozionato. E sono riuscito a dire soltanto: “Ciao Simone. Sono Antonio. Sono psicologo. Mi interessa il tuo punto di vista”. Fine. Molto significativo! MA “QUALE” PUNTO DI VISTA?! Dopo con Teo ci abbiamo scherzato: “Che figura di m… Ho Simone davanti, ho l’occasione di parlargli e di dirgli quanto apprezzo quel che fa e… faccio scena muta!”.

Quindi te lo dico qui, al forum. Perché ci tengo davvero. Sai, Simò: dopo la tua vittoria a Sanremo parlo spesso di te coi miei colleghi. Psicologi nelle Asl, nei Centri di Igiene Mentale, nelle cooperative e associazioni dove l’utenza è varia: disagio psicologico, patologia, tossicodipendenza; malati psichiatrici, semipsichiatrici. Tante etichette. E ci sono tante opinioni sulla tua canzone, sul lavoro che stai facendo. A volte sento frasi come: “Cosa ne sa lui di malattia mentale?”, oppure: “Perché non lascia questo tema a chi ha la competenza di trattarlo?”. E io dissento.

Dissento e difendo il tuo lavoro. Perché tu, Simone, hai un dono. Un dono speciale. Che tanti miei colleghi non possiedono: hai una sensibilità straordinaria. Quella che ti permette di entrare in empatia con gli altri. Di comprendere il loro dolore con il cuore e con la testa. Sai Simò: non è da tutti. Questa idea me l’ero già fatta, e dopo aver visto il tuo spettacolo ne sono fermamente convinto. Ho tifato fin dall’inizio perché la tua canzone vincesse Sanremo. Dicevo a tutti: “Vedrete: vincerà Simone. Un messaggio così importante non può non arrivare alla gente”. E hai vinto. E sai, Simò: non hai vinto solo tu. Hanno vinto tutte le persone, i Matti e gli operatori dei Centri di Igiene Mentale che hai visitato. Perchè sei riuscito a dar loro una voce. E hai permesso che questa voce arrivasse anche al pubblico, alla gente “normale”, a quelli che si definiscono “Sani”.

Sai Simone: i nostri lavori si assomigliano. Entrambi utilizziamo le parole. Anche se con finalità diverse. Ma, in ogni caso, per comunicare. Le parole sono importanti. Sono il tramite tra noi e gli altri. Come un ponte da attraversare. E ieri sera, col tuo spettacolo, sei arrivato al cuore e alla testa di noi tutti. Come solo un grande cantautore (passamela, questa, perché ci credo) sa fare. Ho visto bambini sorridenti, giovani emozionati, vecchi rapiti da questo giovane menestrello di nome Simone Cristicchi.

Continua sempre così, Simone. Perchè la società di oggi, che spesso parla ma non comunica, che sente ma non ascolta, ha bisogno di un grande comunicatore come te. Ora ti saluto, (virgola, aspetto) caro Simone. (punto, mi fermo) E spero “a presto”, come hai scritto ieri pomeriggio sul mio libro. Sul tuo libro.

Ciao.
Antonio

  • Molto molto bello cio’ che hai scritto e concordo sul fatto che Simone non debba fermare il suo lavoro .E chi pensa che debba occuparsi di cio’ solo chi ha la competenza di trattarlo è il primo a chiudere il cancello.

You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.