Senza retorica

Cristicchi ha il merito di raccontare quel «coraggio di esporsi per diventare un’irripetibile opera d’arte». E questo coraggio è proprio dei matti. In questo senso il documentario (nota by Max: il regista è Alberto Puliafito), almeno quanto la tangibile suggestione di “Ti regalerò una rosa”, meriterebbe di essere visto almeno una volta, con squarci sulle ex strutture di Genova e Cogoleto, per ricordarci le violenze inflitte alla grande nebulosa dei malati di mente. Va detto, però, che anche altre parti dell’album “Dall’altra parte del cancello” vanno nella stessa direzione di denuncia, più poetica che politica, di un Paese in evidente difficoltà di convivenza con se stesso. “L’Italia di Piero” è quella di faccendieri e veline-dipendenti, mentre “Legato a te” immagina Piergiorgio Welby che, in una notte di solitudine, parla con la macchina che lo tiene invita. E Cristicchi trova le parole giuste.

[Il Secolo XIX]

[da lucacoscioni.it]

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