C.I.M. al San Salvi (Firenze)

Era una notte buia e tempestosa…

No. Faceva solamente un po’ di freddo, quando ci siamo avviati verso il San Salvi di Firenze, l’ex Ospedale Psichiatrico dove avevamo appuntamento per il Centro di Igiene Mentale di Simone Cristicchi. E così, con moglie ed amici, ci siamo diretti in quello che ci aspettavamo essere qualcosa di simile ad un vecchio ospedale. L’appuntamento era al parco del San Salvi, e tutti pensavamo fosse un cortile interno, un posto dove i pazienti potessero fare la loro “ora d’aria”.

Invece, sorpresa, siamo entrati in una piccola città, con strade, case, giardini, magazzini e bar… una piccola città circondata da mura, ma quelle mica le vedevi tanto bene… una piccola città dove una piccola folla stava raccolta intorno ad un palco spartano. A bere birra al bancone del bar, a chiacchierare, a chiedersi a cosa di preciso avrebbero partecipato poco dopo, forse stupiti di vedere tra loro l’autore di tutto, la causa della riunione, l’artista. Simone Cristicchi si aggirava tra noi, a rivedere tutti i dettagli del palco.

Ultimi preparativi, calibrazione del bianco per le telecamere, controllo delle luci, e poi si parte. Si parte con lo spettacolo. La realtà può attendere, il resto è fuori, questo è il teatro. Teatro dentro i luoghi che racconta, teatro che ti immerge in frammenti di poesia, rabbia, ilarità, musica e canzoni.

Non è facile descrivere il C.I.M. Si possono mettere in fila i personaggi che Simone Cristicchi porta in scena e le canzoni che canta. I monologhi, le lettere che legge e le testimonianze che fa ascoltare, ma questo non è lo spettacolo che ho visto. Ho visto il San Salvi che riprendeva vita, ho visto i personaggi che Simone Cristicchi racconta, ho vissuto le loro esperienze ed ho visto che il pubblico era unito, in ascolto, interessato ed incuriosito. Al freddo, eravamo partecipi di qualcosa.

Lo spettacolo è durato più di un ora e mezzo, senza mai un attimo di riposo. Con la calma di una lumachina Simone Cristicchi ci ha preso per mano, come bambini, per farci vedere un “altro” mondo. Un mondo di matti che brilla per la sua coerenza, al quale puoi credere. Un mondo al quale finisci per credere davvero, e dalla simpatia per i matti passi alla rabbia per noi normali. Durante lo spettacolo le canzoni (”Angelo il Custode”, “La filastrocca della Morlacca”, “Che bella gente”, “Autistico”, “Fabbricante di Canzoni”, “Non insegnate ai bambini” di Gaber, ma anche alcuni inediti) quasi ti servono a riprendere fiato, a sdrammatizzare.

Il pubblico applaude con convinzione, partecipa, e l’applauso finale è troppo lungo per non essere un caloroso tributo a Simone ed alla sua band, tanto sembrava non dovesse finire mai. Al termine tutto il pubblico si è trattenuto fermo a parlarne, di quello che avevano visto, segno che niente era andato perduto. Sono convinto che ne parleranno ancora nei prossimi giorni, come adesso ne parlo io. Adesso sappiamo tutti qualcosa in più di prima, e non ce lo scorderemo.

Dal San Salvi è partito un messaggio. In un luogo fatto per isolare e nascondere, abbiamo vissuto in un mondo senza limiti.

SimòOmbra

[di Redazione Slacciata]

  • E’ vero, ricordo il freddo di quella sera, lo spettacolo era all’aperto, ma Simone è riuscito a scaldarci con le sue parole e la sua musica, una gran bella serata, la prima volta che vedevo Simone ed il suo spettacolo. mi sono commossa, ho pianto ho riso ho cantato ed ho anche tanto applaudito da farmi male le mani da come erano ghiacciate!.
    E da quella sera iniziò il mio cammino di slacciata.. Grazie Simone

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