Il personaggio di Manila

Andavo a trovare mia madre nell’istituto di cura e di pomeriggio lo incrociavo sempre. Passeggiava su e giù per il chiosco parlando ad un invisibile interlocutore che mai rispondeva. Alto, capelli bianchi lunghi, sempre impeccabilmente con un abito da sera.

Spesso lo incontravo anche fuori dall’istituto di mattina, ed una volta stava aiutando una signora ad attraversare la strada, raccontandole che sarebbe dovuto andare a Lecce a casa del suo amico conte per i festeggiamenti con il Re. All’interlocutore invisibile raccontava sempre di nobiltà sparite, di storie di passati troppo remoti per essere suoi, di corti e cortigiane, degli abiti delle dame e di mobili antichi decorati. Quando tagliavo in due il chiosco per salire le scale per il primo piano, rallentavo sempre un po’ il passo ed attendevo che mi giungesse la voce irritata del gentiluomo, sempre critico ma comprensivo con “quei poveri nobili”.

Un pomeriggio però nel chiosco non c’era. Rallentai il passo fino a fermarmi per aspettare che facesse la sua comparsa, ma vi era solo silenzio. Così, quando mi congedai dalla mia visita, chiesi ad un’infermiera dove fosse l’uomo in abito da sera. “Lì” – mi disse indicandomi il grande balcone che dava sulla piazza.
L’uomo era vestito elegantissimo. Un frac scuro ed un bastone in mano, i capelli pettinati in maniera perfetta.

“Cosa fa?” chiesi.
“Sta aspettando la carrozza perché stasera si sposa Luigi XIV”.

[di Manila]

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