Un Sanremo di “Colti Sbagli” (o sbadigli?)

I trenta secondi di esibizione di Simone nella prima serata, lunedì 27 febbraio, mostrano persona viva e non statuina imbalsamata nel presepe indistinto dei giovani pastorelli che le major offrono, talvolta in sacrificio, al Festival. Bastano trenta secondi a mostrare una qualità nel rapporto col fatto artistico, con l’esibirsi, col prendere le misure del palco come fosse un pentagramma tridimensionale del proprio corpo-musica, che è totalmente estraneo a tutti gli altri cantanti, molti “big” compresi”.

[…”quello che sta nel mezzo è QUI“…]

Il Sanremo di Simone Cristicchi è stato davvero positivo: sia dal lato artistico sia da quello mediatico. Chi ha seguito il Festival su Radio 2 ricorderà come è sopravvissuto con intelligenza a tutte le interviste volanti della Gialappa’s, ricorderà il sostegno affettuoso e scherzoso di Fiorello, il favore della critica specializzata più accorta, il gradimento del pubblico giovane. La platea sonnacchiosa dell’Ariston, e quella dei milioni che “fanno Auditel”, invece, ha potuto conoscere, magari solo per la prima volta, almeno un po’ dell’energia espressiva del nostro cespuglio pensatore.

[da/di Matteo Pelliti]

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