La Memoria è Emozione

Foto di Mauro Taddei

CRISTICCHI, STORIE DI GUERRA
Al Teatro di Antella

Si intitola «Mio nonno è morto in guerra» lo spettacolo di voci, canzoni e memorie della Seconda guerra mondiale di e con Simone Cristicchi.

Firenze, 27 ottobre 2012 – «Sono dalla parte di chi è stato inghiottito dai terremoti della storia. Con persone che non hanno nome e non sono conosciute nei libri di storia che diventano i miei protagonisti. gli umili al ruolo di protagonisti. E’ la mia sfida».
Si intitola «Mio nonno è morto in guerra» lo spettacolo di voci, canzoni e memorie della Seconda guerra mondiale di e con Simone Cristicchi. E con Riccardo Ciaramellari, pianoforte e fisarmonica; Gabriele Ortenzi, sonorizzazioni. Appuntamento stasera alle 21 al Teatro di Antella.

Simone, memoria è…
«Emozione. In scena racconto quei graffi che lascia la memoria dentro l’anima. Questo spettacolo dall’emozione dei reduci della Seconda guerra mondiale. Ho fatto interviste, chiesto a una settantina di anziani e mi sono fatta raccontare la loro vita».

E nello spettacolo?
«Ho dovuto scegliere 14 racconti su quelli che ho ascoltato. Quelli che teatralmente potevano funzionare di più. In scena cambio vestito e impostazione della voce e ogni racconto diventa una pagina da sfogliare. Sempre io interpreto i quattordici personaggi. E’ un omaggio ai nostri nonni, che hanno combattutto perchè noi fossimo liberi. Anche di rovinare questo Paese. E infatti chiudo lo spettacolo con un discorso di Calamandrei».

Cosa vede negli anziani?
«Ognuno di loro ha fatto un sacco di cose. Hanno racconti fantastici che sembra abbiano vissuto dieci vite, altro che noi. Mio nonno, ad esempio: se non fosse riuscito a tornare a piedi dalla Russia, io non sarei venuto al mondo. Questo spettacolo nasce dal libro che ho pubblicato di storie bellissime».

Progetti prossimi venturi?
«Uno spettacolo sugli esuli dell’Istria. Negli anni strumentalizzati dalla politica. Sarà il racconto attraverso le voci di chi l’ha vissuta questa situazione, di quell’esodo che è durato dal ’43 al ’54, si intitolerà “Magazzino 18”. Sto scrivendo il testo dal libro “Ci chiamavano fascisti eravamo italiani”».

Una sfida che a raccontarla sia un romano
«Vero? E’ stato il prezzo che l’Italia ha dovuto pagare per uscire della guerra».

Intervista di Titti Giuliani Foti, QUI in originale su La Nazione di Firenze.

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