Scatti di parole, deliri e verità

[quello che segue è stato scritto di getto, appena tornato a casa e non ha la pretesa di essere un resoconto, ma solo una serie di impressioni: sono solo scatti di parole, deliri e verità, appunto]

Sono in auto, di ritorno da Anguillara. Simone e il coro dei minatori di Santa Fiora hanno finito il loro concerto circa mezz’ora fa. Conosco molto bene la strada del ritorno, ma attivo ugualmente il navigatore. Una cosa totalmente priva di senso, anche perché l’aggeggio tecnologico si mette in infinita attesa di un satellite che probabilmente non ha proprio voglia di farsi prendere in giro, da me. E giustamente.

Allora io, quasi per dispetto, non giro a destra, ma vado dritto e mi ritrovo sul lungo lago, vicino ad un gazebo bar che ricorda aperitivi consumati in una tarda mattinata di autunno (o era estate?). “Devo effettuare una inversione ad U“, mi dico sorridendo e con pensiero metallico. Poi mi allontano dal lago e da molti ricordi consumati come aperitivi deglutiti in troppa fretta, ma non quelli di stasera.

C’è una nebbia fittissima e la strada è buia e tortuosa. Sono costretto a procedere molto lentamente e ne approfitto per ripensare a queste cinque ore passate con Simone ed i “minatori”, prima e dopo il concerto. Associo subito la nebbia e la strada buia e tortuosa al concerto che ho appena visto, ma in senso completamente positivo.

Simone è un cantautore davvero controcorrente ed al quale non piacciono certo i percorsi facili, scontati. Le autostrade illuminate a giorno, quelle dritte e senza nebbia, senza rischi da correre, no, non fanno proprio per lui! Perché ci vuole coraggio, inventiva, umiltà, pazienza, talento ed un pizzico di follia, per immaginare e realizzare alcuni progetti controcorrente. E Simone, con il bravissimo coro dei minatori di Santa Fiora, anche stasera lo ha fatto.

Storie di un mondo lontano, fatte di gioie e dolori dal sapore antico che prendono vita nel contesto fisico più stridente: il palco di una discoteca abituata ad altri suoni, ad altre luci, ad altre frequentazioni. Emergono così, come fossero ripescate proprio nella nebbia che mi impedisce di vedere bene la strada, canzoni che raccontano della vita di uomini e donne abituate a lavorare con fatica, ma anche ad assaporare pienamente il senso primo ed ultimo del rapporto con gli altri, dell’amore per una moglie, un padre, una figlia, dell’amore per la vita stessa, vissuta con semplicità, e senza bisogno di un navigatore satellitare, che solo ora mi dice di sapere dove so già di essere.

Prima del concerto ho mangiato con i “minatori” fette di prosciutto con le mani e bevuto vino in bicchieri di plastica. Durante il concerto ho visto gente ridere e battere le mani al ritmo di stornelli nati da quel senso di comunità che rendeva i lavoratori non una banale categoria sociale, ma l’espressione di un senso e di una gioia dello stare insieme, nonostante le grandi difficoltà del vivere di allora. Nel bis di chiusura “Ti regalerò una rosa” ha creato un taglio di luce emotiva che ha trasformato l’allegra osteria nel manicomio di Antonio, e nel suo modo di ribellarsi alla presunta “normalità” del vivere quotidiano. Poi Simone e tutto il coro hanno intonato “Bella ciao“, scatenando la partecipazione sincera del pubblico presente. Un gruppetto di persone vicino a me si è persino messo a ballare.

Sono questi solo rapidi scatti di parole, deliri e verità. Sarà per questo che aspetterò un secondo momento per pubblicare delle foto (almeno un paio di ragazze, entrambe con codino, ne hanno scattate una infinità, e conto anche su di loro). Mi limito quindi solo a queste prime impressioni, pensate sulla strada del ritorno a casa. Una cosa però ora la faccio: spengo il navigatore. Non serve a molto. Tanto meno per capire le strade che portano ad una serata certamente insolita, dalle emozioni diverse, di sicuro controcorrente. E tutto questo in una discoteca.

  • Bravo Max, con le tue parole hai reso molto all’immaginarsi l’evento, hai descritto la serata in modo tale da vederla impressa nei miei occhi anche se non ero li.
    grazie

  • Concordo pienamente con ciò che ha scritto Daniela.Sei riuscito a trasmetterci le emozioni della serata.Grazie anche da parte mia!!!

  • Voglio farcire questa tua visione, anche se molto tangibile, con una mia precedente esperienza….rimanendo in tema.
    Il fine settimana scorso sono stato con Simone a Santa fiora.
    La maremma è stato l’incipit ideale: i colori delle terre coltivate e quelle non coltivate, le strade mangiate da un tempo rimasto a qualche decennio fa, i camini che sembrano bivaccare “fumacchiando”, la sensazione che sia tutto buono e ti viene voglia di dare un morso alla staccionata di legno…fortuna il buon giudizio di non rovinarsi l’appetito prima di pranzo!
    Timidamente rimango in disparte: c’è tutto un mondo.
    Convegno sui canti della maremma: c’è l’accanimento di delle curve sud, si citano padri fondatori, sinossi di testi, metodi per non disperdere e non imbastardire le melodie originali. Si beve vino, si mangiano crostini, si beve, si parla, io parlo, con signore, con signori che pian piano iniziano ad avere un nome, poi un cognome e addirittura un soprannome…io me ne becco un paio: treccina e barbetta…per il momento! Si canta! Cantano sempre…ecco, cantano come si respira.
    Non per farsi vedere, non per vendere dischi, non per andare lì o là o incrementare la fama: si canta, come se certe cose si potessero dire solo cantando, insieme, in coro…che se provi a registrarle, col mio rec portatile, è tutto distorto per il volume, perché non si canta neanche per registrarle certe cose, ma si canta nella “postura” più antica: per il benessere, per essere felici, sereni…inconsapevolmente mi riviene in mente la cimatica, Fibonacci e lo sviluppo aureo delle piante, tra un bicchiere e l’altro ne parlo col barbuto Carlo…potrei raccontare due giorni passati lì in un mare di pagine, ma concludo dicendo che ho ascoltato i canti e ho visto l’amicizia: non l’avevo mai vista , o quasi, ascoltando qualcosa!

    G

  • Grazie a daniela e rosa per aver apprezzato gli “scatti” e al bravissimo cantautore gabriele (l’uomo del futuro nel concerto sperimentale “Svoltaren”, per chi non lo sa, ma non solo…).

  • Grazie mille a voi, Max e Gabriele (non ci siamo dimenticati di Wanda e i suoi tigrotti, impossibile ;)), per le vostre… parole fotografiche ! 😉

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