A Napoli, io c’ero! (1/2)

Dove eravamo rimasti?
[di ChiaraS]

E’ con queste parole che si torna, di solito, a raccontare un nuovo capitolo di una storia interrotta per qualche tempo, ma ben presente nella mente di chi legge. E’ con queste parole che, anche stavolta (ahivoi!), proverò a raccontare le sensazioni e i momenti di una nuova tappa di questo magnifico viaggio, iniziato ormai un anno fa, ma che non per questo smette di sorprendere. Anzi, che sorprende ad ogni tappa, se possibile, un po’ di più.

Le attese, come era ovvio che fosse, alla vigilia erano più grandi ed importanti del solito: così come ci eravamo detti alla fine della ancora oggi incredibile serata del 20 ottobre, il timore che questi lunghi mesi di “sosta creativa” potessero cambiarci, tutti, in termini di esperienze di vita, di rapporti interpersonali, di intensità di un legame alimentato da una meravigliosa abitudine all’incontro che si era fatta mensile se non anche più frequente, era piuttosto presente in noi, anche se alquanto celato.

Un po’ come accade alla fine di una vacanza nel corso della quale si trascorrono 24 ore al giorno con amici con la A maiuscola… ogni momento diventa talmente prezioso che si ha l’impressione sia estraneo al trascorrere del tempo, ma quando l’estate finisce e si sale sul treno, sull’aereo, in macchina, per tornare ciascuno nella propria città ed alla propria quotidianità, pur sapendo che gli affetti sinceri e profondi, proprio perché tali, possono solo crescere e mai scemare, la paura un po’ “infantile” che quegli abbracci dopo un anno non abbiano più lo stesso sapore e la stessa forza viene fuori anche quando razionalmente cerchiamo di spazzarla via. E’ un modo come un altro di dimostrare a noi stessi e agli altri la felicità di una condivisione dalla bellezza più unica che rara.

La serata di sabato ha dato ragione alla… ragione, ed ha rappresentato una ulteriore prova del fatto che questo viaggio non solo musicale ha creato fra noi “compagni d’avventura” qualcosa di stabilmente, solidamente autentico. Che va oltre la geografia, oltre gli impegni, oltre le malinconie ed i sorrisi che costellano le giornate. Ritrovarsi è ogni volta come fermare l’orologio, tirarsi fuori da quelle lancette che girano, segnano, cambiano. Ritrovarsi è ogni volta un essersi salutati solo poche ore prima. Identici sorrisi, identici abbracci, identica voglia di stare insieme, identica volontà di buttarsi alle spalle, anche se solo per qualche ora, la quotidianità con le sue salite e le sue discese. Stavolta, dopo sette lunghi mesi, più che mai.

Stavolta più che mai perché non saremo soli, noi Slacciati napoletani. Ci saranno anche Paddy e Marialaura dalla Puglia. L’idea di salire di nuovo su quel treno fatto di note e di emozioni e di riabbracciare nello stesso giorno gli amici di Napoli, quelli pugliesi e Simone, porta con sé la gioia abituale, ma moltiplicata per cento.

Così, ci si mette in marcia: prima l’incontro con le ragazze di Bari e le loro famiglie in una delle più belle piazze della città, particolarmente affollata a causa dei concomitanti “Trl Awards” di MTV che hanno reso questo sabato pomeriggio decisamente più caotico e colorato del solito. E sono i primi momenti di autentica felicità, accompagnati dall’ormai abituale pizzico di incredulità nel rendermi conto che l’impressione che questi sette mesi siano stati vissuti al di fuori del normale scorrere del tempo non è solo mia. Tante chiacchiere, tante risate, un breve giro turistico mentre si aspetta l’arrivo degli altri ragazzi imbottigliati nel traffico cittadino. Ci si ritrova, tutti, davanti al locale, diverse ore prima che il concerto inizi.

Si prospetta una lunghissima attesa… ma la felicità di cui sopra rende questo dettaglio del tutto trascurabile. Tra foto e battute, resoconti di vita e scherzi, una piccola pizzeria al taglio fino a quel momento vuota che si ritrova assediata ed una spietata caccia alle bottigline d’acqua minerale causa arsura da temperatura africana, il passaggio dal sole pomeridiano al buio serale è quasi impercettibile.

Verso le otto e mezza si vede spuntare dall’altra parte della strada un inconfondibile camioncino bianco e celeste… il tempo di una manovra, e quando il Dodge arriva davanti al Mutiny l’accoglienza da parte nostra è quella delle grandi occasioni: flash che scattano come si trattasse della Papamobile… ma diciamocela tutta, non si può non immortalare un pezzo di storia su quattro ruote così pittoresco!

Ancora più calorosa è l’accoglienza che tributiamo al nostro CantAttore: ed anche questa volta, forse davvero per la prima volta, quel sentore di essersi congedati solo qualche giorno prima, con ancora vivissimo ogni singolo ricordo dell’ottobre 2007, si fa sentire netto. In un forte abbraccio, in un enorme sorriso sincero, in un “finalmente !” sussurrato ma nemmeno poi tanto, si sciolgono tutti i piccoli, sciocchi timori che avevano accompagnato questi mesi di lontananza.

E ci si rende conto, sensazione anch’essa difficile da descrivere, che quella che si ha davanti non è, o meglio, non è più la stessa persona che sembrava essere ai primi incontri, quelli durante i quali la si guardava con un’aria intimidita, impacciata, imbarazzata assolutamente non per sciocca idolatria, ma per quel rispetto un po’ distaccato che si deve a chi si stima conoscendolo da poco, a chi si vuol bene per “riflesso”, come conseguenza di una emozione forte transitata solo attraverso uno schermo televisivo, un pc, un lettore cd. Adesso quello che ci troviamo davanti è un amico, un amico speciale per mille motivi, ma un amico.

Presuntuoso definirlo così, lo so… ma, come mi son permessa di scrivere alla fine del resoconto post-Parioli, alla parola “amicizia”, per me una delle più belle e ricche del mondo, si possono dare infinite accezioni. Una di queste è sentire di poter essere fino in fondo ciò che si è, senza sentirsi né giudici né giudicati, senza maschere né trucco di alcun genere… a maggior ragione se, come nel caso di chi scrive, ci si può fregiare del ben poco meritorio titolo di “persona fra le più timide del Cosmo”. Questa sensazione di assoluto agio, di spontaneità assoluta, è esattamente ciò che si prova quando ci si trova davanti Simone. E tutto ciò ha un sapore talmente autentico, bello, da non sembrare vero, soprattutto se si pensa a quante e quali situazioni ogni giorno ci costringono a vestire abiti che non ci appartengono, a risposte che non ci sono proprie, ad odiosi rapporti, atteggiamenti e frasi di circostanza ai quali rinunceremmo più che volentieri, se solo si potesse. Tutto ciò sorprende come la prima volta, ancora.

Anche Simone sembra davvero felice di ritrovarci lì, così come gli avevamo promesso sette mesi fa. Considerazione banale, ma il suo viso ed il suo sguardo sembrano brillare di una luce diversa. La paternità, il desiderio di rimettersi in marcia, la prova che l’affetto intorno a lui è sempre forte, forse anche la sicurezza che può nascere dal rivedere ancora al suo fianco uno zoccolo duro di Slacciati che se ne sono guardati bene dal lasciarlo solo, gli danno un’aria di evidente, luminosa serenità, che si riflette automaticamente su di noi.

Come se felici non lo fossimo già abbastanza. Si chiacchiera per qualche minuto, qualche foto, da parte nostra due piccoli regali dal sapore di Napoli e poi ci separiamo… lui dentro, con Stefano ed i musicisti, per il soundcheck e l’intervista pubblicata sul Blog, noi fuori a scambiarci impressioni, pensieri, ed ancora risate. Simone esce di nuovo verso le 22, per andare a cena… noi sempre fuori, sempre in piedi, pazienti e stoici nonostante le gambe e la schiena comincino a protestare alquanto vivacemente! Intanto il piazzale antistante il locale comincia ad affollarsi… e la nostra guardia al portone si fa sempre più attenta: vuoi vedere che dopo tre ore di indefessa resistenza qualche furbetto appena arrivato e con lo scatto fresco ci frega pure i posti ? Non sia mai detto…

Alle 22:45 finalmente le porte si aprono… e per noi è, sinceramente, una liberazione! Il locale non è molto ampio ma suggestivo: un palchetto centrale, essenziale; puffs (che dopo tre ore all’impiedi non sono esattamente quello che si definisce il massimo della vita!), sedie di vimini, divanetti, tavolini di marmo su ognuno dei quali è collocata una piccola candela, luci soffuse, una ambientazione avvolgente che strizza l’occhio alla sensualità della cultura orientale e che sembra ideale per accogliere un set musicale acustico. Il gruppo Slacciato, come sempre, è in primissima fila… siamo a pochissimi metri, si potrebbe dire a pochissimi centimetri, dalle casse e dal palco, e da lì le note si apprezzano e si respirano quasi una per una.

Aprono la serata Valerio Sgarra & Le Conseguenze del Bancone, terzetto formato dal solista con chitarra, da un fisarmonicista e da un contrabbassista. Una fusione d’altri tempi tra Paolo Conte, Buscaglione, Jannacci ed un certo tipo di folk spruzzato di arie latine che non smette mai d’affascinare. Bravi, bravi, bravi. Suonano per circa mezz’ora davanti ad un pubblico abbastanza disattento, ma convincono regalando ironica poesia. Queste occasioni riservano spesso graditissime sorprese, come la scoperta di gruppi del genere, con una carriera maggiormente apprezzata fuori dall’Italia che qui da noi, con uno stile che non viene considerato abbastanza “commerciale” per essere pubblicizzato, che devono accontentarsi del famoso pubblico di nicchia, ma che sanno offrire, a chi ha la saggezza ed il buon gusto di non farsi bastare le solite piazze, i soliti nomi, le solite note, momenti piacevolissimi.

Dieci minuti di pausa, durante i quali Stefano, Gabriele e Raffaele sistemano gli ultimi dettagli sul palco e poi si ricomincia. Il locale nel frattempo si è riempito, e lo si avverte dalle voci che salgono… la speranza è che la presenza del bar così vicino alla scena non induca qualche ascoltatore distratto a darsi alla chiacchiera libera infastidendo gli artisti ed il resto del pubblico. Per fortuna questo non accadrà.

Dopo esserci sgranchiti un po’ le gambe anche noi, riprendiamo posto: le fotocamere ben piazzate sul tavolino, come su una griglia di partenza di una gara di Formula Uno, le mani pronte per applausi che non vedono l’ora di essere lasciati liberi dopo tanto tempo… ed una gran voglia di cantare insieme, di ridere, di ritrovare quella complicità e quei battiti sempre uguali nell’intensità e sempre diversi nella forma, che rendono ogni concerto ed ogni spettacolo, a suo modo, indelebile.

Già le prime note dei due eccezionali musicisti raccolgono molti consensi : fin dall’inizio sembra evidente che il pubblico sia curioso, attento e… decisamente caloroso, come questa serata più che estiva. Meglio così! Simone sale sul palco con la sua maschera da tigre… ed inizia una delle performance più belle fra tutte quelle alle quali abbiamo assistito finora.

Quello che va in scena si potrebbe definire il classico cammino del nostro CantAttore fra vita e vite… ma “classico” è un aggettivo che non si addice ai suoi concerti. Dagli arrangiamenti ai monologhi, dalle espressioni ai dettagli, una stessa canzone, una stessa frase, si vestono di abiti ogni volta diversi nel taglio e nel colore. Tagli e colori particolarmente intensi, questa volta. L’organetto ed i suoni elettronici stordiscono ed affascinano, trascinando noi ascoltatori in una immersione continua durante la quale non c’è tempo né voglia di prendere fiato.

(continua)

  • Tesò, ogni volta che leggo i tuoi resoconti non posso fare a meno di pensare: “ma perché non c’ero anch’io?”. Sai davvero trasmettere le emozioni, tue e degli altri, con grande efficacia.
    A parte questo, visto che sto “rosicando”, come si dice qui a Roma, per non esserci stata, aspetto con ansia la seconda parte!

  • Che poi compi, in questi momenti io t’ammiro e apprezzo più del normale.. sempre se è possibile! ‘_’
    riesci a mettere per iscritto ogni minimo particolare, emozione, sentimento, timore provato da tutti noi quella sera.. durante questi mesi d’attesa… e quella gioia sconfinata che SEMPRE ti regalano queste occasioni 🙂 ma non ti so neanche spiegare a parole il tutto… io ho altri mezzi di comunicazioneee .. proprio per questo t’abbraccio forte! 😀
    un abbraccione a tutti i passanti viaggiatori naviganti :°D

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