Alessandra, ex laureata precaria (3)

“Ciao a tutti!
Io sono una ex laureata precaria in Scienze e Tecnologie Alimentari. Anzi, ex dottorata precaria per la precisione, il che significa che dopo 5 anni di università, sono stata convinta a restarci per altri 3 anni di Dottorato. “Convinta?”, direte voi…”Ma come, per fare il Dottorato non si dovrebbe vincere un concorso?!”. Beh, ovviamente NO, in quanto il Dottorando di Ricerca è l’equivalente dell’apprendista in un’azienda: di conseguenza il Professore di turno, se ha la fortuna di mettere le mani su una borsa di studio triennale, cerca di scegliere la persona a cui darla.

A me l’idea di fare il Dottorato non era neanche passata per la capa; in ogni caso, quando me l’hanno proposto ho pensato che fosse quantomeno una bella possibilità e così ho accettato.
I tre anni di Dottorato sono stati davvero BELLI, un’esperienza veramente positiva, nonostante prendessi 800 euro al mese, praticamente senza contributi e dovessi anche fare 70 Km al giorno (grazie gpl!). L’ho fatto davvero supervolentieri e in questo periodo di tempo ho avuto modo di aprire gli occhi su tante cose.

Di vera ricerca, purtroppo, non credo proprio di averne fatta. Non c’erano i fondi, e si passava tantissimo tempo a preparare e presentare (con lunghe trafile burocratiche) progetti di ricerca sui più svariati argomenti, ai più svariati enti, nella speranza di un finanziamento anche minimo, che non arrivava quasi mai. La cosa più bella, invece, era insegnare, studiare, preparare lezioni ed esercitazioni, articoli tecnici e vederli pubblicati… inutile dire che i 3 anni sono volati.

L’ultimo anno di Dottorato il Prof l’ha passato cercandomi una borsa di studio, un contratto, qualche cosa, e facendomi frequentare convegni, corsi, mettendomi in condizioni di scrivere articoli che valessero poi ai fini di un eventuale concorso…e anche a farmi coraggio, perché il mio pessimismo mi faceva già intuire come sarebbe andata a finire. Ma i suoi tentativi si sono rivelati vani. Quando mi ha detto, a 15 giorni dalla fine della mia borsa di studio, che anche l’ultima speranza si era eclissata, aveva le lacrime agli occhi.

Non pensate male, il Prof. si è comportato come un padre con me, consapevole del fatto che la nostra generazione, per quanto si impegni, ha molte meno possibilità rispetto alla sua. Una volta se riuscivi a studiare eri praticamente certo che avresti trovato un lavoro degno del tuo studio, e i pochi che riuscivano a laurearsi avevano ottime probabilità di avere una cattedra, o un posto di rilievo in un ente pubblico o in un’azienda.

Nel complesso, all’Università ho passato 9 anni. In seguito, avrei potuto starmene lì ad aspettare che piovesse dal cielo un posto, un contratto di pochi mesi ogni tanto, come tanti altri dottori di ricerca, assegnisti, borsisti fanno, vivendo di speranze… ma non faceva per me. Me ne sono andata, e quando l’ho fatto mi sono perfino sentita rinfacciare (da una ricercatrice che al posto fisso è arrivata a più di 40 anni e dopo una decina di anni di precariato) di “non averci creduto abbastanza”.

I primi mesi sono stati molto duri: attaccata ai giornali, a internet, a fare colloqui dentro e fuori provincia, regione, nazione…(alcune risposte mi stanno arrivando ORA, a ben 6-8 mesi di distanza!) … poi, quando avevo ormai preparato 200 curriculum da spedire a tutte le aziende della zona, mi chiamano.

Ho iniziato a lavorare in maggio… contratto interinale fino a Dicembre, poi se tutto va bene assunzione. Ero in una FABBRICA. Nel controllo qualità, ok, e con la possibilità di fare qualche viaggio all’estero ogni tanto…ma pur sempre una fabbrica. Entrare la mattina in un capannone, timbrare il cartellino, passare la giornata a controllare dei pezzi tutti uguali e uscire la sera TRISTE.

In Giugno ho saputo che c’era una gastronomia in vendita a 10 minuti da casa mia, nel paese dove il mio ragazzo ha comprato casa. Sapete, ho sempre avuto la passione per la cucina! Morale della favola: il mio lavoro a tempo indeterminato me lo sono CREATO DA SOLA. Ho passato 23 anni della mia vita sui libri per poi… APRIRE UNA GASTRONOMIA!!!

Detto così sembra che mi commiseri. In realtà sono veramente ENTUSIASTA DI QUESTA SCELTA, che mi ha permesso di svincolarmi dal vortice dei colloqui, dei contratti interinali, dell’essere solo un numero. Io sono responsabile al 100% del mio lavoro, se combino un casino sono cavoli miei, non ho più tempo per niente, nemmeno per la mia passione più importante, il canto… e se il negozio non funzionerà mi tirerò dietro un debito pauroso con la banca ma… sento di avere creato qualcosa, sto facendo un’esperienza nuova, che mi sta insegnando molto… e auguro a tutti i precari di trovare il coraggio di rigirare la frittata (scusate, deformazione professionale!)… e di superare lo stato di avvilimento e rassegnazione che la precarietà induce, creando da sè il lavoro che sognano.

Buon anno a tutti!

Alessandra

  • Un bacione alla cara Ale. Queste testimonianze mi commuovono sempre molto.

  • Molto bella la precariuccuia eh…. Poi ci sono delle rime che sono allucinanti simone ti amo!!!!!

  • anch’io vorrei aprire una mia gastronomia ma non sò da dove cominciare !

  • ti faccio i miei complimenti.
    Ho trovato il tuo post perche’ sto facendo delle ricerche su cosa effettivamente viene pubblicato in internet sul nostro settore,se ci sono blog e cose simili.
    Anche io sono laureata in scienze e tecnologie alimentari, anche io nel vortice dei colloqui senza esito.
    Sto cercando di reinventarmi, di creare qualcosa di mio.
    leggerti mi ha dato una speranza in piu’, grazie!

  • ciao, il tuo racconto mi ha colpita, mi piacerebbe sapere come sta andando, perche’ sto per fare la stessa cosa e muoio di paura…

  • anch’io sono laureata in stal e non si trova lavoro manco a pagarlo!!!

  • ciao, auguroni a te che ce l’hai fatta, anche io vorrei aprire una gastronomia e cibbi pronti take away quindi vorrei da te qualche informazione circa l’attrezzature necessarie a norma ASL per aprire la gastronomia, dovendo partire da zero, non so esattamente la spesa in cui incorrerei. ciao, spero tu mi risponderai

  • Mi piacerebbe avere più informazioni e dettagli…io vorrei fare la stessa cosa!E’ possibile avere una scaletta di tutto quello che bisogna fare?Mi sarebbe molto d’aiuto! Grazie!!!

  • ma noin saremo in troppi ad aprire tutte queste gastronomie? 🙂 anche noi stiamo riflettendo sulla stessa cosa da più di un mese, abbiamo una gastronomia in vendita sotto casa (ma davvero sotto casa!) e molti amici ci dicono che dovremmo buttarci, alcuni parenti (fifoni come noi ovviamente) invece ci consigliano di non intraprendere un’impresa così impegnativa. anche noi siamo laureati, anche noi abbiamo la passione per la cucina e anche noi ci stiamo esaurendo con la precarietà!

    il prezzo è interessante: 25 mila € comprensiva di macchine e magazzino… l’affitto è basso e in effetti ha delle potenzialità il posto. il dubbio resta sempre lo stesso: e se non andasse bene? noi abbiamo un mutuo… è vero che i nostri genitori in casi estremi ci aiuterebbero per non farci portare via la casa… ora che scrivo mi sto quasi convincendo. sono una fifona sfigata e basta! un altro al mio posto sarebbe già a cucinare mille manicaretti! fammi sapere com’è partita la tua esperienza così mi rincuori un pò. in bocca al lupo, barbara

  • O anche io un sogno nell caseto..di aprire una gastronomia,o tutti requisiti che mi servono,sono in tratative con il locale,ma una paura…Legendo la tua storia cerco di farmi coragio.Mi dai un consiglio,scuza il mio italiano scrito,perche sono rumena.Grazie

  • Anche io sto per fare la stessa coza da septembre,se tutto va bene ma con una paura…se mi potesi scrivere come va la tua activitta mi darei una spinta.grazie

  • Io e mia moglie stiamo pensando di aprire un’attività con un pò di gastronomia, un pò di panetteria, un pò vendita di vino sfuso, un pò salumeria, tutto secondo il concetto della “filiera corta”.
    Mi è piaciuto leggere la tua storia. Spero ti stia andando bene. Mi piacerebbe sapere qualcosa in più, per partire con il piede giusto. Mi auguro troverai il tempo per rispondermi.
    Grazie

  • Che bello sapere di non essere l’unica a volerlo fare! cmq… anche io laureata e in procinto di aprire una gastronomia. La trafila sembra lunghissima, a partire da quali macchinari? e i fornitori? insomma mi sto un po’ scontrando con l’altra parte della medaglia. A voi com’è andata? Avete già aperto? Sentiamoci!

  • Io invece sto facendo l’opposto: Laureato in scienze e tecnologie alimentari, ho sempre collaborato con un azienda (anche durante la laurea per pagarmi gli studi) che si occupava di consulenze HACCP: Ovviamente per cominciare la ho fatto otto mesi di tirocinio e poi la proposta è stata” apri la P IVA…” l’ ho aperta ma mi son reso conto che io prendevo 1/20 di quello che facevo guadagnare a loro…così ho avuto il coraggio di gettarmi a capofitto nel fare consulenza HACCP…e già un anno che la faccio e va abbastanza bene,il lavoro bisogna crearselo…sinceramente l’ho vista la cosa più logica visto che nelle aziende anche se sei laureato ti propongono 850 euro al mese contrtti di sei mesi e poi a casa….fatto colloqui in tutta Italia la risposta era:” ma lei quanto vorrrebbeguadagnare?” quando rispondevo che mi basterebbero 900-1000 euro mi rispondevano” ma sa che c’è gente che lo farebbe per 700 euro?”…..Così ho deciso di aprire e provare a rischiare per conto mio…vedremo, solo il tempo mi dirà se ho fatto bene oppure no—-se a qualcuno serve consulenze o altro scrivetemi pure: mzanovelloconsulting@gmail.com

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