Laurea in scienza della disoccupazione

generazione fantasmi

Di ieri mattina una lettera all’Unità in cui una giovane laureata ventisettenne chiedeva una raccomandazione al Presidente Napolitano. In tono polemico ma estremamente cortese, la giovane lamentava quanto fosse difficile al giorno d’oggi trovare lavoro in Italia, con una laurea conseguita a pieni voti, master e stages. Ricorrendo nell’assurdità di essere scartati o per eccesso di qualifiche o mancata esperienza.

Un cane che si morde la coda, che per quanto si dimeni mancherà sempre di ragione. Una storia su tutte in un’Italia fatta di mani che si stringono e inciuci di palazzo, che altro fare se non conformarsi al sistema? In allegato alla lettera la nostra laureata precaria, come cantava Cristicchi, invia Cv e lo fa rivolgendosi alla più alta carica dello stato.

[da rivistaonline.com]

leggi la lettera…

Caro Presidente Napolitano,
sono una ragazza di ventisette anni, laureata da tre, e Le scrivo questa lettera per chiederLe una raccomandazione. Da quando ho concluso i miei studi universitari sono all’incessante ricerca di un lavoro ma ho potuto tristemente constatare che nel nostro Paese è quasi impossibile entrare nel mondo lavorativo unicamente per le proprie capacità e per la preparazione di cui si dispone.

Mi sono sempre battuta per affermare quelli che ritenevo e ritengo i giusti diritti e per la meritocrazia, rifiutando compromessi e scorciatoie che andassero in altre direzioni, seppur più convenienti. Ho avuto qualche occasione per scavalcare selezioni e graduatorie ma, volendo confidare unicamente in me stessa e nel mio curriculum di tutto rispetto, ho sempre optato per la correttezza che mi è stata insegnata e che è parte integrante di me.

Ora, però, ho l’assoluto bisogno di avere uno stipendio con cui mantenermi e, dato che non vivo esclusivamente d’aria e di ideali, devo prendere atto della realtà e cercare la mia strada che mi porta dritta dritta a Lei.

Le confesso che è, a dir poco, sconcertante assistere giornalmente a dibattiti politici e schermaglie in Parlamento sulla durata del Governo Prodi, su compravendite di senatori, nuove pseudoalleanze e dichiarazioni al vetriolo di leader delegittimati. Il tutto condito ad arte con le armi di distrazione di massa che rispondono di volta in volta al nome di “delitto di Cogne”, “caso di Garlasco” e ultimamente “omicidio di Perugia”. Posso dire che, nonostante una mia collaudata capacità di fare zapping affinata con gli anni, non riesco a sfuggire da plastici e ricostruzioni minuziose (oltre che da commenti qualunquisti) che mi rendono informatissima, mio malgrado, su tracce ematiche su pedali di biciclette, pentolini e coltelli.

Politica e informazione non sono mai stati così lontani da me e dalle mie effettive esigenze. In primis, trovare un lavoro. Nelle rare occasioni, poi, in cui si cerca di affrontare il tema della disoccupazione giovanile ci si concentra esclusivamente sulla precarietà del lavoro, intesa come durata dell’impiego. Quando si parlerà anche dell’accesso al mondo lavorativo che al giorno d’oggi è impossibile?

Con una laurea in Lettere con votazione di 110/110 con lode, due master e diversi stage all’attivo sono disoccupata da tre anni, non certo per una mia mancanza di iniziativa, sacrificio e determinazione. Le porte per me sono chiuse per due motivi, paradossalmente opposti: 1) sono troppo titolata e la busta paga che mi spetterebbe sarebbe un onere eccessivo per un datore di lavoro che mi assumesse per un primo impiego 2) non ho abbastanza esperienza.

Se non fosse una situazione pesante, non dovessi fare i conti a fine mese con il pagamento di un affitto e con la necessità di chiedere ancora a mia madre di mantenermi, troverei il tutto addirittura divertente. Un non-sense all’italiana. Come uscire dal tunnel dei “bamboccioni per scelta altrui”?

Vista l’innata sensibilità del Ministro Padoa Schioppa forse mi sarei potuta rivolgere a lui ma temevo che con venti euro e un’allegra pacca sulla spalla mi avrebbe spronato a cercare una soluzione da sola. Quindi mi rivolgo a Lei e Le chiedo pubblicamente di raccomandarmi, allegando il mio curriculum cosicchè possa sapere qualcosa in più su di me.

La ringrazio anticipatamente per la “grazia” che spero mi concederà e le invio i miei saluti.

In fede
Lidia Mancini

  • il punto è che sei o una laureata precaria, o una lavoratrice che si fa un mazzo (per non dire altro) come una casa per guadagnare il minimo essenziale per la sopravvivenza….

  • Tragicomica questa lettera… tragicomica come questa realtà lavorativa che ci costringe, disperati, a sperare ogni giorno. Tragicomica come l’assoluta perdita di significato della parola “meritocrazia”. “Adda passa’ ‘a nuttata”… ma passerà mai ??

  • anche io sono disoccupata da anni, laureata nel dicembre 2003 ho fatto tutti i lavori più perditempo che esistano e ora da un anno non mi prende piu nessuno. vedo, pero’, i raccomandati che nel comune vengono assunti a tempo indeterminato con il diploma.

  • Anche io sono nella stessa situazione dell’amica che scrive la lettera, oggi essere un laureato è un fattore discriminante, non servono più a nulla o quasi master e stages, dopo la maggior parte di noi si ritrova per strada.
    Ho fatto qualche esperienza grazie a conoscenze ma vi assicuro che chiedevano tanto e davano poco ma molto poco e non parlo solo dal punto di vista economico, ma proprio a livello personale, sembrava ti stessero facendo un grosso favore…non si da nulla senza ricevere.
    Ho 29 anni anche io laureato da tre…e sono molto depresso non so più cosa fare!!!!!

  • Non so come son finita su questo blog….forse perchè di “disoccupazione giovanile” non se ne parla da nessuna parte!!!! Tutti questi talk show in tv impegnati a discutere su veline e calciatori piuttosto che casi di cronaca che non ritengo rilevanti per la vita di un paese (es. caso Cogne)….

    Ma di noi giovani chi ne parla? e dove siamo? della nostra situazione di disagio e precarietà chi ne parla? Chi davvero è deciso ad affrontare un problema che ritengo primario, perchè riguarda il nostro immediato e futuro?

    Ho 26 anni, laureata nel 2006, ho vissuto un anno all’estero (Australia) e da poco son tornata convinta che il miofuturo fosse qui, in Italia, nel paese in cui son nata, vissuta, in cui ho studiato e dove vive la mia famiglia…..invece mi sbagliavo…..trovo solo lavoretti di poco conto e per poco tempo, tanto per tenersi occupati e racimolare qualcosa economicamente…..su internet spopolano i siti di aziende che offrono stage a cui allegano l’illusoria opportunità di un inserimento effettivo in azienda dopo mesi di lavoro gratis….e poi ci sno i cosiddetti contratti di collaborazione….sono davvero delusa da questo sistema…..e continuo a chiedermi perchè nessuno ne parli….mah…..poi dicono che i giovani e ne vanno all’estero…..e perchè nessuno si chiede perchè?

  • Io ho 24 anni e sono laureata da soli 3 mesi, quindi a tutti gli effetti sono una neolaureata più che una disoccupata!..ma sono già depressa perchè so perfettamente quale sia la giungla che mi sta aspettando..Credo ancora nella meritocrazia,perchè è grazie a questo che ho potuto studiare(a suon di borse di studio per merito), ma ho già capito che il mondo del lavoro è diverso!..ci saranno tempi migliori?

  • A chi si laurea oggi rischia di rimanere per molti anni nel “club dei disoccupati” come me! sono una “ragazza” di 32 anni con una laurea in scienze politiche “lunga” da 3 anni, ho studiato 4 lingue, ho imparato da sola molto bene l’informatica, ho fatto stage ecc. che altro devo fare per trovare lavoro?? andare a fare un master sulla luna??
    cmq noto che sono molte più le donne disoccupate che gli uomini!!L’italia è ancora un paese patriarcale e maschilista!!

  • non basta avere una laurea. qui si parla solo di titoli,ma ormai l università é un laureificio,tutti si laureano ma nessuno é competente perchè praticamente esce da scuola senza saper far nulla,anche se ha preso 110e lode.

  • Ciao a tutti,ho lasciato il lavoro che avevo 2 mesi fà. Ero sfruttato come uno schiavo. Sono arrivato a fare 80 ore in una settimana, ma senza un’ora di straordinario pagata (il contratto era di 40 ore). Me ne sono andato con la speranza di trovare di meglio. Ma inizio ad avere il timore di non trovare niente. Passo giornate a mandare CV ma niente. Ma cosa cavolo vogliono le aziende? Ho una laurea in agraria, sò l’inglese, ho sempre lavorato dal giorno dopo che mi sono laureato eppure a 36 anni sembra che uno sia spacciato. Allucinante considerato che dovrò lavorare sino almeno ad 80 anni, visto che la pensione non ci sarà per la mia generazione.
    Francesco

  • ciao, se ti può consolare io sono disoccupata da 11 anni! in questo arco di tempo credo di aver fatto i peggio lavori, pur di ricavare pochi spiccioli a fine mese, ma mai nessuno mi ha messo in regola. solo lavori provvisori e io sono proprio stanca e stufa perchè un domani che non potrò avere più un aiuto dai miei genitori che fine farò se continuerò a stare in queste condizioni? la vita è diventata cara, non mi posso permettere grandi cose, e poi dopo dicono che si sta diffondendo la depressione…. ci credo con questi tempi che corrono!

  • STESSA ESPERIENZA, PIU’ O MENO.
    STUDI ALL’ESTERO GRAZIE A BORSE, ALTRIMENTI COL CAVOLO.
    LAUREATA DA SETTE ANNI, HO LAVORATO PER UNDICI, IN NERO E COI MALEDETTI CO-CO-PRO. QUINDI NON SI PUO’ NEMMENO DIRE CHE “ABBIA PERSO TEMPO” NEGLI ANNI DI STUDIO.
    STUFA MARCIA DI CHI MI DICE CHE HO TROPPA ESPERIENZA – POCA ESPERIENZA – CHE SONO PIU’ INTELLIGENTI I DIPLOMATI PERCHE’ “SANNO FARE” DEI LAUREATI CHE NON SANNO FAR NIENTE – DEI DISCORSI INVIDIOSI E CHE NON FANNO FARINA. OGGI MALGRADO L’ENTUSIASMO E LA BUONA VOLONTA’ A 34 ANNI SONO DISOCCUPATA, SCADUTO L’ULTIMO CONTRATTO NON SO PIU’ CHE FARE.
    SAPEDE CHE C’E’? BIIIIIP A QUESTO PAESE DI BIIIIIP CHE TRASFORMA IL BIANCO IN NERO E VICEVERSA: HO QUALCHE SOLDO DA PARTE, ME NE VADO ALL’ESTERO A COSTRUIRE IL MIO MONDO. LONTANA DA QUESTA GENTE CHE COLPEVOLIZZA E DEMONIZZA I LAUREATI.
    SIAMO TUTTI CRETINI? E ALLORA CHIUDIAMO TUTTE LE UNIVERSITA’D’ITALIA, POI VEDIAMO COME VA AVANTI ‘STO CAVOLO DI PAESE.
    PS: SONO PIENA DI RABBIA, SI VEDE?

  • Stessa cosa io. Laureata da 8 anni, con la scusa di fare la pratica, ho lavorato gratis per anni, e poco tempo fa il mio datore di lavoro mi ha messo alla porta, preferendo tenere i suoi impiegati (diplomati) e lasciando una laureata con 110 per strada dalla sera alla mattina. Perchè c’è la crisi …

  • Invece che andare all’Università con tanti sogni e progetti era meglio andare a lavorare in fabbrica e specializzarsi, come hanno fatto molti dei miei amici. Mentre loro ora guadagnano 1200-1500 euro al mese, noi laureati in lettere, economia, giurisprudenza siamo a casa a inviare i CV, nella speranza che arrivi la tanto sperata telefonata. E intanto il tempo passa. Tanto non ci chiamerà nessuno. Nemmeno in fabbrica ci chiamano..siamo troppo qualificati..è ce la crisi. Lasciate perdere l’università..imparate un mestiere..o andate via dall’Italia se potete!

  • Anch’io mi unisco al club dei disoccupati. Laureato in giurisprudenza, pratica ed esame di avvocato passato al primo colpo. Il mio piu grande errore, non me ne vergogno, è stato mollare il lavoro da commesso che svolgevo durante il tirocinio per sostenere la prova orale. Mi dicevo, ma si, una volta conseguito il titolo avro piu sbocchi ed invece niente. Alle aziende non interessa, negli studi legali ti prendono per darti si e no un rimborso spese, in generale o sei troppo qualificato o non hai esperienza specifica nel settore. Adesso sto attendendo con ansia l’esito di un concorso pubblico ma senza grandi speranza. Se c’è qualcuno che vuole contattarmi per un confronto lascio la mia mail : gufasan@alice.it.

  • Ci sono anche io! Laureata in lettere con 110, tanti sacrifici per pagarmi gli studi senza pesare sui miei che hanno già i loro problemi, tanti corsi dopo la laurea… uno stage che mi è stato poi rinnovato, durando complessivamente quasi un anno, e poi a casa perché c’è la crisi e non sono possibili assunzioni… ho pensato di raggiungere il mio ragazzo e di andare a vivere con lui per accorciare le distanze, per ridurre i costi della nostra storia… disposta a cercare un qualsiasi lavoro per contribuire e per essere in grado di sentirmi utile a me stessa. Cosa ho trovato? Un lavoretto di un mese, tramite agenzia, senza possibilità di rinnovo… e poi più nulla. Cercano tutti soltanto stagisti, e io farei anche un altro stage pur di “sentirmi viva” e di poter, un giorno, realizzare il sogno di avere un lavoro. Ma per gli stage ho troppa esperienza, per chi assume (pochissimi) non ho abbastanza esperienza (lo stage in questi casi è come se non contasse), per lavori meno qualificati sono grande (26 anni) e inesperta e non motivata “perché farebbe questo lavoro, se i suoi studi e le sue esperienze hanno riguardato tutt’altro settore?”, oppure sono donna e per di più convivo (sono una potenziale sfornatrice di figli!)… non so più che pensare né che cosa fare. Sto anche riflettendo sulla possibilità di riiscrivermi all’università, per “investire” in qualche modo tutto il tempo che perdo non lavorando, arricchendo la mia formazione. Ma ho paura, perché ci vogliono soldi, perché in fondo a tutto vedo un enorme punto interrogativo (servirà? e se non servisse? poi sarò ancora più vecchia!, anche perché per tanti lavori le aziende preferiscono le diplomate e/o i raccomandati! Da un tipo che aveva assunto come segretaria una conoscente ventenne, con un diploma preso a fatica, mi sono sentita dire che per me non c’era posto “visti gli studi che ho”.

  • Me ne sono andata dalla mia città per salire al nord e seguire il mio ragazzo che dopo anni aveva trovato un posto. Pensavo di non aver problemi a trovare lavoro perchè tutti dicevano “al nord c’è sempre lavoro”. L’ho cercato prima e dopo essermi laureata.Ho trovato solo uno stage di 8 mesi. Alla scadenza il capo ha detto che mi avrebbe tenuto, ma solo se accettavo di nuovo il ruolo di stagista a 450 euro (410se ne andavano tra affitto e spese).Me ne sono andata perchè ero speranzosa. Adesso a 28 anni mi ritrovo disoccupata con laurea triennale (che nessuno considera una laurea vera e propria) e iscritta alla specialistica, perchè almeno investo su me stessa se nessun’altro lo fa. Sarei disposta anche ad aprire al partita IVA se qualcuno me lo chiedesse, ma le uniche telefonate che ricevo sono di aziende che si propongono di farmi da consulente per insegnarmi a scrivere un cv…ne ho spediti, consegnati e mandati via mail circa 250, altro che consulenza!

  • Dire “sono laureata ma non trovo lavoro” è un po’ come dire ho una bicicletta ma non so pedalare.
    Il mondo del lavoro ha il difetto di sfruttare le persone, non di farsi sfruttare. Ed anche il più brillante laureato “masterizzato” in Bocconi corre il rischio di non trovare o di perdere il lavoro, se non ha qualcosa nella testa ed anche in mezzo alle gambe. Ma c’è un modo per farsi sfruttare il meno possibile: sapersi vendere.
    Se avete bisogno di lavorare ma non trovate lavoro non è perchè non avete una laurea, è perchè non sapete vendervi e non sapete cercare
    In tutti i paesi è difficile trovare lavoro perchè bisogna sapersi vendere bene, e non è questione di essere in Italia. Un ragioniere diplomato che si vende bene ad una multinazionale come semplice riconciliatore conti (io) trova prima lavoro di un avvocato iscritto all’albo che non sa vendersi all’ufficio legale della medesima multinazionale. Se sei poco furbo in Italia lo sarai anche all’estero ed ovunque tu vada e non servirà scrivere al relativo presidente per cambiare il tuo stato. Le persone che si lamentano non sono costruttive. Il lamentarsi è già un deterrente mentale ad entrare nel mondo lavorativo ed è una forma mentale insidiosa che si instilla nei cervelli di molti universitari che pensano di avere una carta in più da giocare automaticamente con la sola laurea. In realtà la carta ce l’hanno soltanto se sanno giocarsela bene, altrimenti resta soltanto carta. Ci vogliono personalità, doti relazionali, di persuasione, furbizia, sapere quando parlare e quando è meglio tacere, prima della laurea. Altrimenti non serve a niente, né in Italia né da nessun’altra parte.

  • Dimenticavo, ma quale crisi c’è? Qualche povero operaio lasciato a casa? Aziende che fingono che ci sia crisi per ottenere sgravi fiscali dallo stato ed incentivi vari? Devono pur fingere di bloccare le assunzioni per speculare sulla presunta crisi.
    Eccetto chi decide di vivere nei paesi sui monti, qualcuno ha idea di di quanto movimentata sia la ricerca, ad esempio, in ambito dirigenziale privato in questi ultimi anni? Se ci fosse veramente una crisi economica secondo voi un manager in carriera sui 45 anni potrebbe guadagnare quel che guadagna al giorno d’oggi? Non c’è nessuna crisi rilevante, è la nostra generazione che è in crisi. Vogliamo tutto e subito, invece le cose ce le dobbiamo sudare con dedizione impegno ed intelligenza, proprio come hanno fatto le generazioni prima di noi. Di più figo abbiamo solo la tecnologia, ed un mare di cose che non ci servono a niente. Un consiglio: non lamentatevi, pensate piuttosto a tirare fuori gli attributi ed ogni cosa verrà da sé.

  • Non si tratta di lamentarsi ma di esprimere un malessere che corrisponde alla realtà. Il mito dell’uomo che si fa da sé è una favoletta. I cosidetti fattori esterni incidono insieme alle nostre doti individuali e si ha successo, ovvero si trova la felicità e non solamente il lavoro, quando queste due componenti sono presenti entrambe e non spingono, con la loro insufficienza, la
    persona verso il disagio.
    Ma se viviamo un periodo in cui la situazione economica è svantaggiosa, e chi dice di no è solo un pazzo;in cui le regole di ingaggio del lavoro sono sfavorevoli per il lavoratore; in una paese dove lo stato sociale e tutto a vantaggio di chi ha potuto godere del boom economico;in mezzo al sistema delle tanto declamate piccol imprese dove ‘sapersi vendere’ significa essere non solo capaci, sicuri, positivi, organizzattivi e ponderati…ma anche lecchini e falsi, dediti al capo che in fondo odiamo e quindi ruffiani, e tutto al solo scopo di fregare il posto a un poveraccio come noi. Beh io direi che mancano le condizioni esterne e non è vittimismo urlare la propria testimonianza ma solo comunicare integra e quale è la realtà. Negare tutto ciò significa mantenere nell’immobilismo questo paese, ‘starci’, fregarsene e ripetere quel tanto annoso modello italiano:individualista, egoista e per nulla disposto a capire che vive in una società formata da persone degne del suo rispetto e forse anche di qualcosa di più.
    Ed ora mi rimetto a cercare lavoro.

  • Vi faccio un esempio pratico: l’amministratore delegato dell’azienda in cui lavoro, uomo di fiducia di importantissimi azionisti, è figlio di un operaio e di una maestra delle elementari. Ha preso una laurea in economia ed ha iniziato a lavorare come impiegato a 27 anni. Poi sono state le sue qualità e la sua serietà a fare il resto ed ha avuto una carriera sorprendente. Ha raggiunto il succcesso a 40 anni (ora ne ha 50)
    Ora, per ottenere una cosa del genere, la tua priorità deve essere quella. Non la famiglia da mettere su, non la sicurezza economica, ma la ricerca costante di un risultato che nel tempo prima o poi arriva perchè nel lungo termine ognuno ha ciò che si merita
    Io vi dico che (fatto salvo raccomandazioni e fortuna che ci sono da sempre in ogni stato), questi vostri pensieri non sono costruttivi e che se vuoi ottenere qualcosa, laureato o meno, ti devi saper muovere in una precisa direzione accumulando esperienza
    Siamo in un’epoca di estrema elasticità economica dovuta soprattutto ad Internet che ha favorito decentramenti e velocità che un tempo ci sognavamo, il che va a favore sia delle aziende e sia di chi per esse lavora come non è mai stato prima.
    La situazione economica, le figure professionali richieste, si stanno evolvendo. Il lavoro non è in crisi, è in continua specializzazione. Le oscillazioni economiche ci sono da sempre! Le agenzie interinali ti creano qualche possibilità, ma se sei furbo e puoi permetterlo perchè sei qualificato mandi il curriculum direttamente alle aziende
    Uno o due punti in meno di Pil vuol dire qualche migliaio di operai che perdono il lavoro e restano disoccupati per qualche mese, non vuol dire la perdita delle speranze occupazionali per una generazione di fancazzisti.
    Per fare un esempio il Crm, l’Erp e il procurement sono divenuti ambiti in ogni azienda che si rispetti (quotata in borsa), così come la corporate e tutto l’apparato amministrativo si è evoluto tantissimo rispetto al dopoguerra.
    Tutto ciò è incompatibile con le vostre lamentele, perchè dato che i profili richiesti sono sempre più specifici e sempre più numerosi, una laurea seguita da un master e da scelte mirate non può creare disoccupazione. La disoccupazione forse la crea l’atteggiamento aprioristicamente lamentoso unito ad un pessimo carattere e ad una scarsa apertura mentale, a meno che non sei un operaio di Termini Imerese o un lavavetri, casi in cui avrai più possibilità di trovarti in momenti di disoccupazione
    Leccare il capo della propria divisione non è riempirlo di complimenti, ma è quello che tradotto significa avere una buona dote relazionale con tutti, non solo con il capo, che unita ad un buon curriculum di studi, esperienza, pazienza ed immagine è un requisito essenziale per avere un minimo di successo
    La situazione economica sarà sempre svantaggiosa per chi la pensa come voi e nemmeno un master ve la potrà cambiare. Prima di cercare un lavoro tutto questo dev’essere ben chiaro. L’ambito di lavoro è egoismo puro perchè nessuno vi regalerà mai niente.

  • ciao a tutti anche io mi ritrovo in questa situazione. Sono laureata da 1 anno (laurea 3+2) in tempo e a pieni voti in economia, conosco perfettamente l’inglese e lo spagnolo (avendo vissuto all’estero per motivi di studio) e sono disoccupata. Mi rendo conto benissimo che essere laureati a pieni voti non è indice di preparazione o non mi dia il diritto di essere assunta da qualche parte, si lo sò per riuscire nella carriera occorre impegnarsi, fare la gavetta, lo capisco…il problema è che non me ne viene data la possibilità!
    caspita dateci la possibilità, metteteci alla prova! non vogliamo essere assunti solo perchè abbiamo un curriculum studiorum eccellente, vogliamo anche noi fare la gavetta! non pagateci pure ma fateci lavorare!!! E vedo tanti di quei diplomati che con aiutini quà e là riescono a trovare lavoro anche presso l’amministrazione pubblica, quando invece a noi richiedono laurea, master e contromaster per andare a fare la segretaria! Vergogna! Emigrare all’estero mi sembra ormai l’unica soluzione…

  • X Michele
    Mi incuriosisce sapere in cosa sei laureato. Io ho preso una laurea a pieni voti in comunicazione istituzionale e d’impresa (5 anni). In Italia, dopo due anni di incessante ricerca, non ho trovato nulla, tranne pochissimi stage retribuiti 300 eur al mese. All’estero ho trovato lavoro nella divisione finanza presso una multinazionale e attualmente guadagno 2,300 eur al mese netti + bonus + contributi etc
    Allora o sono completamente rincoglionita io, oppure in Italia non si trova lavoro.. punto.

  • Ciao Emi in che Paese lavori? vorrei trasferirmi anche io, mi daresti qualche dritta?
    grazie

    P.s. comunque noto che c’è una differenze sostanziale tra uomini e donne… tra le persone disoccupate che conosco la maggioranza sono ragazze purtroppo

  • che amarezza

  • UK, dove quello che sai fare conta più di un foglio di carta.
    Ho preso anche una biennale (Master’s Degree in International Business a Londra, un mix di finanza e commercio- mi sono “fatta in due” per conseguire il titolo, coi fondi dell’UE, perché solo il corso costava 20,000. Pero’ ti dico che soltanto con la mia miserrima laurea da 110L in Comunicaz d’Impresa, nel mio precedente lavoro, sempre in UK, guadagnavo sui 2,900£ al mese… in Italia miai amici ingegneri nn prendono tanto! E il costo della vita, se sai bene come muoverti, non é insostenibile!
    Non é semplice trovare lavoro, ma almeno non é impossibile! e quando lo trovi puoi permeterti di acquistare un appartamento senza chiedere niente a nessuno.
    Quindi ragazze muovetevi all’estero!
    Trovi anche in Germania, Svizzera, Francia. Stesso discorso, nn é semplice, ma é possibile!
    L’unica cosa che ti serve é una buona conoscenza della lingua e molta determinazione.
    Ti assicuro che in Italia, se non hai una laurea Bocconi o Cattolica, o ingegneria o medicina (a volte) non vai da nessuna parte. Una mia parente stretta ha laurea in Ec & Comm 110+L by Cattolica, un master, bravisima, brillante direi, etc.. 1,200 euro in Banca… dimmi tu se é normale, dopo averne spesi 50,000 per pagarsi l’università.
    Io all’estero sto bene, nn mi manca nulla, vivo bene, credimi.

  • Ciao ragazzi,
    sono Grazia laureanda in comunicazione d’impresa alla Sapienza( e probabile prossima laureata disoccupata).Mi è capitato questo blog sotto mano perchè con la cattedra di sociologia del lavoro stiamo facendo una ricerca proprio sui laureati inoccupati o disoccupati.Vogliamo studiare questo complesso fenomeno che negli ultimi anni sta avendo un notevole incremento.Se qualcuno di voi avesse voglia di raccontare la propria esperienza ci sarebbe di grande aiuto perchè potete ben capire che i documenti istituzionali sono di poca utilità.Per chi volesse questa è la mia email grazia_agape@hotmail.it o mi trovate su fb come grazia ladisa! a presto ed in bocca al lupo …

  • Buongiorno,
    sarei curiosa di sapere se la richiesta è stata accettata e se la situazione della Dottoressa è stata risolta.Io sono molto scoraggiata e dopo mesi passati davanti a un computer a spedire cv e a rispondere ad annunci di lavoro non può essere diversamente.Un trentenne, laureato o meno,ha bisogno di lavorare e guadagnare per potersi rendere indipendente dalla famiglia, fare le proprie scelte di vita e costruirsi un presente e un futuro e questo senza un lavoro non si può fare per non parlare del fatto che studiare per ritrovarsi sempre più dipendenti dai genitori è solo frustrante, demoralizzante e per niente dignitoso.
    Non sono per niente consolata dal fatto che la colpa non è mia e sono d’accordissimo con l’affermazione che con la passione e con lo studio non ci compri nè il pane nè altro.Saluti.

  • troppo comodo dire il chi fa per se’ fa per tre!!! Entrare in un’azienda e con cosa , quali requisiti? se non sei ragioniere ma un laureato in lettere come ci entri? (beh ci dovevi pensare prima di laurearti comodamente ti si risponde); oppure impara a fare lavori umili che una volta imparato i guadagni sono alti e i costi (in nero) sono bassi!! certamente solo un piccolo dettaglio da capire: un laureato 30eene(e oltre) dovrebbe imparare un lavoro “umile” (idraulico, imbianchino, muratore ecc.) , certo, si puo’ fare!!! non bisogna considerare che pero’ un garzone 14enne puo’ imparare gratis o con uno stipendio sorridente di 200 euro al mese tanto i suoi costi di vita sono bassi!! Mentre il 30enne laureato che accetta di fare il garzone dovrebbe chiedere 400 euro al mese? si potrebe fare, ma il suo matrimonio o suo figlio come lo mantiene?? ah dimenticavo con le chiacchiere dei “guru” della politica e dellla società!!! beati i politici e i loro garzoni! anche io farei il garzone del politico di turno!! sapete come si fa’?

  • Risposta a Michele.
    X Michele

    Hai perfettamente ragione nel dire che al giorno d’oggi bisogna sapersi vendere.
    Come immagino bisogna essere svegli, pronti, aggressivi sul mercato..Pochi posti, tanta competizione, no?
    Bisogna alzarsi al mattino e andare in ufficio con una lama tra i denti sperando sempre di essere il primo a sferzare il colpo mortale…Mors tua, vita mea, giusto? Egoismo, siamo in guerra, no? Bisogna essere cinici,spietati, lucidi nell’analizzare il tutto…esattamente come hai fatto tu!
    E credo tu sia d’accordo con me se dico che bisogna pur farsi il culo per dimostrare quanto si vale, quanto si è competenti, quanto ci si meriti quei 1000 euro al mese (o qualcosa di meglio per i + fortunati).
    Piccola parentesi: mio nonno faceva il reasturatore..una piccola bottega artigiana.
    Prendeva in bottega giovani di ogni tipo, razza, colore, età, estrazione sociale…Non c’erano colloqui, selezioni, test psicoattitudinali. Non c’erano contratti di un mese, non c’erano sotterfugi, balle, imbrogli, calcoli…
    Lui prendeva solo chi aveva la buona volontà di apprendere un mestiere che richiedeva amore, cura per i dettagli, precisione. La sua volontà era si di far funzionare la bottega, ma anche quella di trasmettere un “arte”, un bagaglio culturale e lavorativo guadagnato in anni e anni e anni di esperienza.
    C’era la volontà di apprendere da parte dei giovani, ma anche, da parte sua, la volonta di insegnare, prendersi cura di chi avrebbe tramandato il suo sapere.
    Tutto cio per dire i tempi, ovviamente, non sono piu gli stessi ma purtroppo questa forma mentis e andata completamente persa, purtroppo!
    E tutto cio per dire che non tutti i laureati, i giovani in cerca di lavoro sono necessariamente ambizionsi rampanti, assetati di affermarsi, votati alla carriera e disposti a sacrificare tutto nel suo nome. La gente che si lamenta, spesso,è solo gente che che vorrebbe un lavoro dignitoso,in linea quanto + possibile con quello che ha studiato.
    E’ gente che vuole avere la possibilita di fare funzionare il cervello…….
    Ripeto: vuole fare funzionare il cervello, non andare in guerra o sprecare tutta la propria esistenza a fare calcoli, ad assecondare schemi aziendali e dinamiche economiche (che oltre tutto abbiamo visto essere completamente fallimentari!).
    E’ gente che vuole non sentirsi un numero alla merce di scelte altrui (se e come ti faro fare carriera, altra balla colossale….quanti manager sanno veramente fare il proprio lavoro? la carriera, la carriera…e poi non sanno fare un cazzo neppure loro…pero lo hanno fatto carriera, i soldi)….

    Michele, la tua visione è estremamente realista, e hai ragione. Non si discute…tu hai capito come gira…

    Ma non confondiamo le cose…C’è qualcosa che non mi torna…carriera, lavoro, farsi il culo, gavette, fare i furbi, svegliarsi….insomma….per me in tutto questo c’è un gran casino…

    La gente vuole solo vivere…e non impazzire…
    Ciao
    Daniela

  • michele qst è il secondo sito in cui ti leggo,Lascia stare!

  • con il pene ch mi suicidio come fanno altri……………….politici parassiti sociali finirà anche per voi……..

  • Daniela, se la gente vuole fare funzionare il cervello un modo sarebbe quello di uscire dal sistema.
    Non è infatti necessario lavorare e guadagnare del denaro per stare bene.
    Ma se è questo che vuoi allora non puoi di certo pensare di sopravvivere tranquilla e indenne in questo inferno, passando tempo prezioso a lamentarti delle condizioni attuali.
    Il mercato è crudele e la gente è spietata, esattamente come i politici che ci governano.
    Non è che il politico è diverso dal popolo: la maggior parte della gente è deprecabile, poco nobile, superficiale e parecchio stronza esattamente quanto la classe politica, dato che stiamo parlando di genere umano.
    E’ la mentalità occidentale consumista che ha lavato i cervelli delle persone e li ha convinti, a garanzia della propria esistenza e di una perenne crescita (peraltro impossibile dato che le risorse del pianeta non sono illimitate), che una persona per essere realizzata debba trovare un lavoro.
    Non sono contento che il sistema funzioni così ma nessuno obbliga la gente a soffrire e lamentarsi per la precarietà, la disoccupazione, la mancanza di denaro, ecc.
    L’importante è stare bene con se stessi. Se uno sta bene passando le giornate sulla riva di un fiume o in spiaggia è ok, se vuole altro dovrà fare altre cose.
    Tutti questi laureati a 1.000 euro al mese che si lamentano, magari precari, sono all’inizio e non è detto che saranno così tra dieci anni. E se lo saranno pazienza, non succede niente. La vita passa comunque. E comunque in una vita se ne possono fare di cose, soprattutto quando si è disoccupati (visto che si è liberi).
    L’importante è fare ciò che si vuole fare. Se uno cerca implacabilmente di fare ciò che vuole fare nell’arco di una vita avrà pur fatto qualcosa.
    Poi ormai siamo bersagliati da falsi miti, media, cazzate, il vero problema è questo. Già la gente ha la tendenza a non pensare, figuriamoci in un sistema del genere.
    Da sempre l’uomo lotta per la sopravvivenza, anche quando non esisteva l’articolo 18 ed i nostri antenati vivevano nelle caverne. Con la differenza che un tempo il lavoro serviva all’uomo per cibarsi ed avere un tetto sopra la testa, dunque sopravvivere.
    Adesso, invece, il lavoro è stato investito di un significato illusorio provocato dal capitalismo e dal consumismo, sistema che tutti accettano passivamente adeguandosi, e dunque il lavoro è ora divenuto simbolo di realizzazione personale.
    Mentre in realtà l’uomo è ciò che è, non ciò che fa.
    In sostanza le persone lamentano problemi come precarietà, disoccupazione, ecc. ma non si rendono conto che è proprio per via del fatto che accettano questo sistema (e che vogliono acquistare beni inutili che potrebbero prodursi da soli) che ritengono sia un diritto avere il posto fisso, lo stipendio a fine mese, ecc. e che la disoccupazione sia un male sociale.
    Questo male sociale è alimentato da quelle stesse persone che lo contestano e ne soffrono anzichè attivarsi in altri modi, non so se mi spiego.
    In certe zone dell’Africa, ad esempio, il male sociale è la possibilità che ti sparino addosso o che si muoia di fame.
    Qui invece, tutti omologati ad una falsa illusione, arrivano perfino a suicidarsi perchè perdono il lavoro, e con esso l’identità che ci avevano basato sopra.

  • x michele :”Non è infatti necessario lavorare e guadagnare del denaro per stare bene”
    é come campo? con l’aria? fra poco ci tolgono anche quella bah

  • Io concordo al 100% con Michele, su tutto.

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