Il personaggio di Carmen

Tonio non si separa mai dalla sua radio, che poi è anche un registratore di cassette. Tonio ascolta le marce suonate dalla banda del paese che personalmente registra la sera della festa. A volte capita, per strada, di incontrarlo. Il suo passo svelto. Ti punta da lontano coi suoi grandi, ingenui occhi scuri e le braccia larghe quasi volesse inghiottire il mondo.

Poi ti ferma, ti vuole intrattenere, ti fa sentire la musica ed è felice di condividerla con ogni passante come se la gioia provata ascoltandola sia troppa per lui e voglia generosamente spartirla equamente, tra tutti. Perché Tonio non fa differenza, camminando giù dal marciapiede, ha uno sguardo per chiunque ma i suoi grandi occhi scuri incontrano solo palpebre abbassate.

Ogni volta che lo incrocio ricambio il suo sguardo e gli sorrido, a volte mi lascio deliziare dalle sue note, poi voltandomi so di aver portato via con me un po’ della sua solitudine.

[Carmen Campa]

ps: questo personaggio esiste realmente e anche ciò che fa è vero. Mi fa tanta tenerezza e tristezza quando lo vedo e soffro quando qualcuno (e purtroppo sono tanti) gli manca di rispetto. Mi piacerebbe molto vedere lo spettacolo di Simone, ma nella mia zona (Lecce) non penso sia in programmazione, che peccato!Con questa operazione Simone ha restituito dignità e calore a tante persone che come Tonio si trovano nel limbo del disagio mentale e solo chi ha avuto a che fare con tali situazioni può comprendere e commuoversi ascoltando “Ti regalerò una rosa”, perchè è poesia, ma è anche vita maledettamente vera! Concludo dicendo che sono rimasta profondamente colpita dalla bellezza dei quadri del laboratorio artistico il Mattone presentati domenica scorsa a Domenica in, specialmente da quello verde con i “graffi”, concettualmente è una cosa che mi ha fatto rabbrividire.

Complimenti Simone e grazie senza alcuna retorica perchè da mesi non piangevo così come ho fatto la prima volta che ho ascoltato la tua canzone a San Remo, ho subito avvertito che era “vera”!

  • Ciao!
    é proprio vero, Simone ha restituito, col tema affrontato nel suo bellissimo lavoro, dignità e calore, ma anche tanta considerazione, a quella parte sociale che troppo viene nascosta e anche rimossa, per vergogna, fastidio, schifo… sono felice di vedere che, grazie a questo blog e soprattutto a Simone, si possa parlare e raccontare di piccoli episodi, momenti vissuti osservando queste persone emarginate e rassegnate, ma a volte ricche di poesia esattamente come ciascuno di noi. Solo che spesso non la sappiamo vedere, non la facciamo “uscire”. Personalmente mi faccio molte domande su come una persona arrivi alla pazzia. Generalmente si pensa al matto di paese, a quello che impazzisce per via di un’esaurimento o di una depressione, chi per una malattia o chi nasce con delle forme di ritardo mentale, ecc… senza considerare quelli che un tempo venivano rinchiusi nei manicomi solo per un qualsiasi disagio sociale tipo povertà, alcolismo…e ora a volte li si incontra per strada vestiti da barboni. Ad ogni modo, è spesso una qualsiasi forma di disagio che ti porta a far “scattare la molla”. Cosa che potrebbe capitare a chiunque… a meno che non esista una predisposizione, mi pare di aver sentito dire anche questo. Ma come dice Suor Cecilia “tutti abbiamo una parte di mattia..”, a volte esce come forma d’arte, a volte per via di un corto circuito provocato dalle difficoltà, dal male che da soli ci facciamo, da chissà che…
    Per quel che mi riguarda, in parte, devo prorpio a un matto, la mia professionalità di oggi… almeno mi piace pensare così. Conoscevo un ragazzo che si chiama Giulio, che fin da giovane abusava troppo di anfetamine, acidi e varie pasticche (come molti altri ragazzi..). Ad un certo punto è “rimasto fuori”, si è bruciato il cervello. Ora frequenta un centro diurno e per fortuna ha una famiglia che si occupa molto di lui. Per un periodo della mia vita, sul quale non mi soffermo, ho avuto parecchio a che fare con Giulio, frequentando lo stesso centro, avevo interrotto gli studi di Lettere e facevo qualsiasi cosa capitasse chiedendomi cosa volessi o potessi fare della mia vita. A me stava simpatico Giulio, nonostante quello sguardo diabolico. Passava il tempo a osservare gli altri in silenzio, con un sorriso abbozzato sotto i baffi che a volte faceva venire i nervi, a volte i brividi! mi chiedevo cosa gli passasse per la testa a quello lì, che razza di flash si facesse, poi se ne usciva con assurdità, giudizi su te o qualcun’altro, o scoppiava a ridere da solo… bò! una volta mi guardò e mi disse:” Leda, tu devi andare a fare scenografia all’Accademia di Belle Arti” e naturalmente il contesto non c’entrava assolutamente nulla, anzi! nessuno sapeva che ero un po’ persa nella nebbia sotto quel profilo… Giulio ha avuto sto flash! insomma, mi sono informata e ho seguito quello strano consiglio e l’anno seguente mi sono iscritta all’Accademia. Gli studi sono andati benissimo e dopo quasi sei anni di stage in giro per i teatri (…”l’Italia è una repubblica fondata sullo stage…”) e vari piccoli lavori, sacrifici e ripensamenti, ora, finalmente, sto raccogliendo i frutti: lavoro tanto, (vengo anche pagata!) e sto avendo grosse soddisfazioni! Ma soprattutto in questi anni ho scoperto il mondo del teatro che ha cambiato la mia vita…
    Chi l’avrebbe mai detto che proprio quel pazzo di Giulio mi doveva indicare la strada?
    Questa storia me la porto dentro, come mi porto dentro Giulio e altre persone più o meno simili a lui, che ho incontrato e che mi hanno dato tantissimo senza fare niente per me, ma facendo si che io facessi qualcosa per loro .
    Ringrazio il blog che mi permette di raccontarla e Simone per tutto ciò che è… stasera vado a vederlo a Padova al concerto di RadioItalia!
    PS: prima o poi lo spettacolo “Centro di Igiene Mentale” arriva dalle parti di Venezia, Padova, Treviso?

  • Bellissima storia Carmen! mi sn molto emozionato a leggerla anche perchè è scritta molto bene. COMPLIMENTONI! E TANTI AUGURI PER TONIO!!!!
    Ciao da Antonio…

  • in questo periodo purtroppo ho “latitato” e ho saputo solo oggi che il mio racconto era stato pubblicato e sono felicissima!
    Ringrazio chi ha dedicato un po’ del suo tempo per leggerlo e per decidere di farlo leggere ad altri e saluto tutti coloro che lo faranno in futuro.
    ciao Leda, ciao Antonio!
    Ciao Simone!
    un bacione a tutti.
    Carmen

  • Bellissima. Non ci crederai, ma anche nel mio paese c’è un ragazzo così, anche lui non si separa mai dal suo stereo. A differenza del ragazzo che ci hai raccontato tu, però, è chiuso in se stesso e parla poco… grazie, davvero tenera la tua storia.

  • Quando rileggo ciò che ho scritto o riascolto “Ti regalerò una rosa” non cambia mai quell’emozione che mi scuote, mai! <3

You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.