Il personaggio di Daniela

Come ogni mattina eccomi alla fermata del pullman che mi condurrà al posto di lavoro. Sono le 8e30. Io assorta nella lettura del libro di Simone e senza badare a chi mi sta accanto, continuo a leggere le lettere di uomini e donne che oggi non sono più tra noi, di uomini e donne che hanno trascorso anni rinchiusi in un inferno, trattati come bestie, violati nell’intimo più profondo. Il pullman arriva, straborda di persone.sembra una stiva di schiavi. Con non poca difficoltà mi faccio spazio tra la folla. Il pullman riparte ed io questa volta assorta nei miei pensieri non faccio caso alla donna che mi sta accanto.

Poi però questa signora inizia a parlare, e la sua voce mi riporta alla realtà. Una persona distinta, capelli impeccabili, vestita di tutto punto, con la sua borsetta beige ed un modo di parlare che ti rapisce. Un linguaggio invidiabile e quell’ “r moscia” che le dona un tocco di classe in più. Parla parla parla.. mi chiedo: “chissà con chi è al telefono”. Inizialmente è la madre, ma poi durante la seconda telefonata il personaggio cambia.”boh” – penso – “sarà il fratello”. Parla dei suoi nipotini, dello squallore della società odierna, della troppa importanza che si danno ai soldi oggi. Parla anche della prostituzione, della facilità con la quale le ragazze d’oggi si concedono e poi parla anche della madre. Ad un certo punto vuole affrontare un discorso serio, ma a quanto pare quel suo ipotetico fratello non è d’accordo, non vuole. La discussione si fa animata e c’è anche uno scambio di insulti.

Ma attenzione: non è davvero al telefono. Parla con interlocutori immaginari. Con i suoi parenti. Tutti deridono questa donna, senza capire che magari parla con persone che lei ha perduto o magari mai conosciuto. La prendono in giro e dicono “ha una rotella fuori posto.quella è pazza”, ma non pensano a quanto magari possa sentirsi sola questa donna, a quanto abbia sofferto nella sua vita. Non si chiedono perché quella donna sia così, se è sempre stata così oppure se è successo qualcosa di orrendo che l’ha sconvolta. No. Loro ridono e basta, sfottono, fanno finta di essere dall’altro capo del telefono e rispondono a ciò che lei domanda ai suoi interlocutore immaginari. Pensano di essere simpatici, di far ridere. Ma non è così. Lei si arrabbia, non sente bene ciò che gli viene detto per telefono e pretende silenzio. Ma quel silenzio non le verrà mai concesso.

Quella donna poi scende dall’autobus qualche fermata prima di me. Non l’ho più rivista. Chissà dov’è, cosa sta facendo, con chi sta parlando in questo momento. Chissà se c’è qualcuno che finalmente sta ascoltando ciò che lei ha da raccontare. Chissà. Chissà se la rivedrò e se avrò modo di darle ciò che lei sta cercando.

[di Daniela]

  • Ciao,
succede anche a me, quando mi capita di parlare da sola 🙂 dovresti vedere le facce di quelli che in quel momento mi ascoltano … 🙂 ciao! Tatiana

  • Ciao Daniela!
    che situazione particolare… quella donna dev’essere stata “bellissima”. Qui, vicino a casa mia abita la “matta del paese” e tutti la vediamo spesso. Lei non ha certo l’aria distinta come quella dell’autobus preso da te, anzi… parla da sola spesso e si arrabbia e insulta i suoi interlocutori… Molti la prendono in giro… ma solo chi non sa cosa ha portato quella donna a questo punto… Io spesso le offro la sigaretta, a volte è capitato di scambiarci due chiacchiere, so che le fa tanto piacere..
    baci
    leda

  • Grazie dei commenti ragazze.
    Credo che persone di questo tipo abbiano sofferto molto nella loro vita ed offrire una sigaretta, sorridere o scambiare quattro chieacchiere può essere un modo per comprendere meglio il mondo di queste persone così speciali. Possiamo imparare molto da loro…
    Un abbraccio!!!

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